«Se M5s andrà al governo non abrogherà gli 80 euro, ed anzi punterà ad allargare il taglio delle tasse intervenendo sull'Irpef», Di Maio lo ha detto a Radio anch'io, su Radio Rai 1. Gli 80 euro sono saltati fuori quando un radio ascoltatore che, pur dichiarandosi contrario a Renzi, si è detto preoccupato dell'eventuale abrogazione degli 80 euro. «Sono soldi suoi - ha prontamente risposto DI Maio - se li merita e nessuno glieli vuole togliere. Sono uno sconto Irpef e nessuno glieli vuole togliere». «Noi presenteremo una manovra fiscale - ha spiegato - con ulteriore alleggerimento per il ceto medio e con l' allargamento della no tax area. Gli 80 euro erano una mancetta, ma noi allargheremo il taglio delle tasse». «Quella fu una televendita - ha aggiunto - era l'atteggiamento ad essere sbagliatissimo». Insomma, sono una disonorevole mancetta ma nel portafoglio dei contribuenti che li ricevono rimangono e non fano poi così danno.
Su twitter l'ex premier Renzi fa un sorriso larghissimo: «Il Movimento Cinque Stelle - per bocca di Luigi Di Maio - ha detto oggi che nessuno intende
toccare gli #80euro. Ci hanno messo quattro anni, ci hanno criticato ovunque, ci hanno sempre votato contro ma alla fine si sono convinti anche loro. Non è mai troppo tardi, #avanti».
E che dire dell'imponente piano Cottarelli? Scippo con destrezza anche in questo caso e uso aggressivo di vocaboli già visti: vedi alla voce "fannulloni" inaugurata dall'ex Ministro della PA Renato Brunetta. «Il mercato nella gestione di altri servizi pubblici può portare vantaggi - ha detto recentemente Di Maio in unn incontro promosso da Utilitalia - Sulle partecipate la nostra idea è di adottare il piano Cottarelli, riducendole e mettendo fuori i fannulloni».
E sul cambiamento energetico radicale previsto e fatto votare sul blog Di Maio sparge ampi quantitativi di rassicurazione: «Noi non diciamo che andiamo al governo e dal giorno dopo spegniamo tutto quello che non ci piace, non abbiamo detto che da domattina usiamo solo le rinnovabili, ma che avviamo un processo che sarà completato nel 2045-50 con una transizione verso le rinnovabili nella quale usiamo il gas. Non siamo irresponsabili». Nel 2014 quando fu divulgato il piano Cottarelli, il M5S ne disse peste e corna e ne denunciava i pericolosi tagli previsti oltreché puntare il dito contro le coperture. E anche in questo caso l'attuale ministra del Pd Marianna Madia ha risposto su Twitter a Di Maio che quel piano è in vigore: «Il piano per la riduzione delle società partecipate non solo esiste già, ma sta funzionando». E spiega: «Le amministrazioni pubbliche stanno dismettendo le partecipate. I piani di riduzione sono stati consegnati, secondo quanto previsto dalla riforma della Pubblica Amministrazione» e «il primo monitoraggio dimostra che ne chiude una su tre».
Parola d'ordine è normalizzazione, quindi. Cioè: non sembrare più delle schegge impazzite che vengono da Marte ma proporre ricette credibili e strutturate. E pazienza se non hanno il copyright del M5S o non provengono da Lex Iscritti, lo sportello telematico di Rousseau dove l'iscritto M5S offre soluzioni politiche ad uso e consumo del M5S stesso.
La normalizzazione, poi, si vede bene nel pellegrinaggio, denominato "rally", che sta eseguendo un paziente Di Maio in Nord Italia. Le regioni più battute sono Lombardia e Veneto. L'ultima visita è all'H Farm a Roncade, in provincia di Treviso, dove c'è in programma un mega Campus innovativo dedicato alla formazione dai 6 ai 30 anni. Hanno visitato H Farm anche Matteo Renzi e Matteo Salvini. E pure Di Maio che non ha voluto perdersi l'appuntamento con «le imprese che fanno innovazione». Peccato che in passato questa realtà sia stata attaccata dai consiglieri comunali del M5S locale, e in qualche caso anche da deputati veneti del M5S. Ma niente da fare, chi ha provato a far notare la contraddizione ha trovato le porte chiuse.
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