Legge elettorale, tensione Pd-FI. Berlusconi: confronto ma no diktat. Romani: ritirare modifiche

Legge elettorale, tensione Pd-FI. Berlusconi: confronto ma no diktat. Romani: ritirare modifiche
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Martedì 11 Novembre 2014, 13:17 - Ultimo aggiornamento: 23:57

Alta tensione sulla riforma elettorale tra Forza Italia e Palazzo Chigi, dopo le proposte di modifica varate all'Italicum nel vertice di maggioranza di lunedì che prevedono soglia di sbarramento abbasata al 3% e premio di maggioranza alla lista e non alla coalizione.

Silvio Berlusconi riunisce a pranzo a palazzo Grazioli dove i due ambasciatori azzurri Denis Verdini e Gianni Letta, l'avvocato Niccolò Ghedini e Raffaele Fitto per rinsaldare il partito e, contemporaneamente, mantenere in piedi il patto del Nazareno.

Raccontano che l'ex capo del governo sia molto combattuto su quale sia la strada migliore da percorrere soprattutto di fronte all'imprevedibilità di Matteo Renzi, ma di fronte al rischio di vedere Forza Italia tagliata fuori anche dagli appuntamenti futuri come l'elezione del prossimo presidente della Repubblica ha fatto sì che Berlusconi desse retta a chi gli chiedeva di non chiudere la porta ed andare a trattare con palazzo Chigi.

Per alzare l'asticella però l'ex capo del governo ha avuto bisogno di un passaggio fondamentale: fare la pace con Raffaele Fitto, a capo dell'esercito frondista e da tempo su posizioni critiche che avevano portato al gelo nei rapporti con il leader di Fi.

L'avvicinamento alle richieste dell'eurodeputato, la decisione di rilanciare insieme il partito e il via libera a un'opposizione dura da parte di Forza Italia alle politiche economiche del governo ha consentito però a Berlusconi di rinsaldare l'asse con l'ex ministro che ha in dote una nutrita pattuglia di parlamentari a lui fedeli.

I due torneranno a vedersi la prossima settimana per mettere mano al restauro del partito. Il via libera di Fitto al documento approvato all'unanimità dal comitato di presidenza azzurro è stato il segnale che ha permesso al Cavaliere di poter tornare a contare, almeno per il momento, su tutta la sua sua pattuglia di parlamentari.

E sarà proprio forte del peso dei numeri che molto probabilmente mercoledì l'ex premier ritornerà, in serata, a palazzo Chigi per trattare con Renzi. E non è un caso che il Cavaliere abbia deciso di mettere nero su bianco in una nota il fatto che sia solo lui (insieme a Verdini e Gianni Letta) a discutere delle modifiche alla legge elettorale. Un messaggio a palazzo Chigi ma anche a quanti nel suo partito hanno esagerato nei toni, facendo delle dichiarazioni non in linea con il suo pensiero.

La convinzione dell'ex capo del governo è che domani con Renzi si possa trovare un punto di caduta e che l'accordo di maggioranza non sia blindato. L'ipotesi di intesa è sull'innalzamento della soglia al 4% lasciando invariato il resto, a partire dal premio di maggioranza che per Renzi non è più negoziabile. Insomma piena disponbilità a non rompere l'accordo a patto che ci sia una discussione e non «diktat o imposizioni».

La partita per il Cavaliere infatti è solo all'inizio. In ballo non c'è solo l'elezione del prossimo presidente della Repubblica ma anche la questione della sua candidabilità. Non è un caso infatti che l'ex capo del governo abbia fatto cenno, come hanno raccontato alcuni presenti, anche se l'ufficio stampa di FI smentisce, all'ipotesi di presentare un emendamento per modificare la legge Severino e vedere la reazione dei dem.

«Ci attendiamo che le modifiche» proposte ieri alla riforma della legge elettorale «siano ritirate, non essendo state concordate», afferma Paolo Romani, al termine dell'Ufficio di presidenza di Forza Italia, sottolineando come il partito azzurro «resti in campo per le riforme», e dicendo no ai «diktat».

«Se il testo cambia, il Patto del Nazareno non c'è più», aveva già detto il capogruppo di FI alla Camera, Renato Brunetta. Replica il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Luca Lotti: «Se la linea di Fi è quella di Brunetta, mi chiedo a cosa serva l'incontro» di domani fra Berlusconi e Renzi.

«Se Berlusconi non utilizzerà il patto del Nazareno come uno strumento contundente», ma avrà «visione, saggezza, lungimiranza e assenza di rancore, noi siamo pronti a ricostruire la prospettiva del centrodestra»«, dice il leader di Ncd Angelino Alfano.

«Il patto del Nazareno prevedeva la riforma della legge elettorale secondo quanto abbiamo approvato alla Camera nell'Italicum. E noi a quella siamo rimasti. E se Renzi con la sua maggioranza ha deciso di cambiare tutto e di buttare quel testo e di scriverne un altro non c'è più il patto del Nazareno», dice Brunetta al Gr1. Il nuovo impianto della legge elettorale, sottolinea Brunetta, «è tutta un'altra cosa rispetto a quello che abbiamo approvato a marzo di quest'anno. Era un testo completamente diverso, con un premio di maggioranza alla coalizione e non alla lista e con soglie per i partiti apparentati al 4.5%, con 120 collegi e non 75, e tante altre cose ancora. Se Renzi unilateralmente ho deciso di buttare quel testo che è passato dalla Camera, approvato dunque da un ramo del Parlamento, per scriverne un altro legittimo, ma diverso, allora vada avanti con la sua maggioranza». Ma è vero che Berlusconi ha già deciso per il sì? « Alle 17 ci sarà un ufficio di presidenza di Forza Italia e lì si deciderà», annuncia Brunetta.

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