Legge elettorale, ok premio al 40%. Ma non c'è intesa su lista e soglia di sbarramento

Legge elettorale, ok premio al 40%. Ma non c'è intesa su lista e soglia di sbarramento
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Mercoledì 12 Novembre 2014, 19:47 - Ultimo aggiornamento: 13 Novembre, 19:06

Vertice di due ore a Palazzo Chigi tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi sulla legge elettorale.

Sulla legge elettorale «si è trattato di stringere»: con Forza Italia «siamo d'accordo che se in sede di voto non su tutto saremo d'accordo, andremo comunque avanti consapevoli che questa legge elettorale consente governabilità e rappresentanza», ha detto il premier Matteo Renzi alla direzione del Pd.

C'è l'ntesa sull'innalzamento al 40% della soglia per ottenere il premio di maggioranza e sull'introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato in 100 collegi. Ma rimangono «le differenze registrate sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione» e sulla soglia di sbarramento, che Berlusconi vorrebbe alta per spingere gli alleati minori a rientrare in Forza Italia, mentre Ncd vuole al 3% per evitare di restare fuori dal parlamento. «L'impianto dell'accordo è oggi più solido che mai», si legge tuttavia in una nota congiunta del Pd e Forza Italia diffusa al termine dell'incontro tra il premier Matteo Renzi e Silvio Berlusconi.

Le differenze insomma restano ma la volontà politica di un lavoro comune «nell'interesse del paese», inclusa la partita Quirinale, vince sulle distanze. Renzi e Berlusconi blindano il Patto del Nazareno e, pur lasciando irrisolti alcuni punti dell'Italicum, come l'assegnazione del premio e la soglia di sbarramento, confermano l'intesa anche in vista di prossimi passaggi cruciali.

Una intesa di «sistema», come viene definita in ambienti vicini all'ex premier e che soddisfa i due leader anche se lascia volutamente aperti alcuni punti, a cominciare da quelli relativi alla legge elettorale, che potranno essere definiti «strategicamente» nelle prossime settimane. Tanto che il Cav ai suoi fedelissimi avrebbe sintetizzato la situazione con una battuta: alcuni temi sono ancora aperti perché devono rimanere aperti.

Dopo quasi due ore di vertice e un comunicato definito sia nel Pd sia in Fi «un capolavoro di equilibrismo», sia Renzi sia Berlusconi possono mostrare i muscoli davanti alle rispettive minoranze. Per il presidente del Consiglio il timing è fondamentale per chiudere «il tempo dei rinvii», convinto che le distanze saranno appianate in commissione al Senato.

Dal canto suo, Berlusconi incassa l'impegno a proseguire la legislatura fino al 2018 e a restare al tavolo delle trattative anche su altre partite, il Colle in primis.

Dopo una settimana di ultimatum e contro-ultimatum, con il patto del Nazareno sull'orlo della rottura, il segretario Pd ed il leader azzurro decidono di giurarsi fiducia reciproca. Troppo rischioso per entrambi dirsi addio: il premier sa che l'apertura di nuovi forni con M5S è troppo difficile mentre il Cavaliere non può permettersi di restare fuori dai giochi. «Un percorso difficile ma significativo» si ammette nel comunicato finale dove si fissano i punti fermi e quelli ancora in discussione dell'Italicum, da oggi incardinato in commissione a Palazzo Madama.

Renzi e il Cavaliere concordano sulla soglia per il premio di maggioranza al 40 per cento, rispetto al 37% del testo votato alla Camera, e l'ex premier cede «sulle preferenze dopo i capilista bloccati in 100 collegi». Berlusconi potrà però rivendicare la «schiena dritta» chiesta da Raffaele Fitto per non aver ceduto oggi sul premio alla lista e sulla soglia di sbarramento. Il Cavaliere, a quanto si apprende, avrebbe condizionato la soglia del 3 per cento al premio alla coalizione e non alla lista. Nella nota congiunta si prende, infatti, atto delle «differenze» e si rinvia ai lavori parlamentari la soluzione dei nodi.

Ma il premier ai suoi spiega che prevarrà l'accordo sul premio alla lista e la soglia di sbarramento al 3 per cento, definiti nel vertice di maggioranza. D'altra parte i numeri in commissione a Palazzo Chigi sono dalla parte della maggioranza. E infatti Angelino Alfano esulta per un «incontro ottimo». Ma per oggi il Cavaliere può dimostrare di non aver ceduto e soprattutto di essere ancora al centro della partita.

Il comunicato congiunto. «L'Italia ha bisogno di un sistema istituzionale che garantisca governabilità, un vincitore certo la sera delle elezioni, il superamento del bicameralismo perfetto, e il rispetto tra forze politiche che si confrontino in modo civile, senza odio di parte. Queste sono le ragioni per cui Partito Democratico e Forza Italia hanno condiviso un percorso difficile, ma significativo, a partire dal 18 gennaio scorso con l'incontro del Nazareno», si legge nella nota.

«L'impianto di questo accordo è oggi più solido che mai, rafforzato dalla comune volontà di alzare al 40% la soglia dell'Italicum, e dall'introduzione delle preferenze dopo il capolista bloccato nei 100 collegi. Le differenze registrate sulla soglia minima di ingresso e sulla attribuzione del premio di maggioranza alla lista, anziché alla coalizione, non impediscono di considerare positivo il lavoro fin qui svolto e di concludere i lavori in Aula al Senato dell'Italicum entro il mese di dicembre e della riforma costituzionale entro gennaio 2015. Questa legislatura che dovrà proseguire fino alla scadenza naturale del 2018 costituisce una grande opportunità per modernizzare l'Italia. Anche su fronti opposti, maggioranza e opposizioni potranno lavorare insieme nell'interesse del Paese e nel rispetto condiviso di tutte le Istituzioni».

La minoranza Pd all'attacco. La minoranza Pd, riunitasi in serata in vista della direzione del partito, contesta l'intesa fra Renzi e Berlusconi. La minoranza Pd «ribadisce netta contrarietà al modello elettorale proposto» nell'incontro Renzi-Berlusconi, «per quanto riguarda l'aspetto dei cento capilista bloccati. Non si può sottrarre ai cittadini la scelta dei parlamentari che la Consulta gli ha restituito», ha detto Alfredo D'Attorre, al termine della riunione alla Camera.

La minoranza Pd auspica poi che non ci sia un voto in direzione questa sera, perché la direzione non può essere utilizzata come organo di ratifica del patto del Nazareno. La direzione andava semmai fatta, viene sottolineato, prima dell'incontro fra Renzi e l'ex Cavaliere.

«Non credo di aver bisogno di un mandato esplicito della direzione» sulle modifiche alla legge elettorale, «perché credo che la legge che sta emergendo garantisce a mio giudizio tutti gli obiettivi che ci eravamo dati», ha detto Renzi intervenendo alla direzione del Pd.

M5s. «Arrivata la nota di Renzi e Berlusconi: "Patto Nazareno più forte. 40% per premio e capolista bloccato". E il premio di lista? A me sembra debolissimo». Così il deputato M5s e vicepresidente in Commissione affari costituzionali Danilo Toninelli commenta su Twitter l'accordo Renzi-Berlusconi.

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