Amnistia, 3 ministri bacchettano Renzi Lui: «Il Colle? Si può dissentire»

Letta e Renzi
di Renato Pezzini
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Lunedì 14 Ottobre 2013, 07:30 - Ultimo aggiornamento: 11:16
FIRENZE Quattordici chilometri, un’ora e dieci minuti: Ottimo tempo. Il giorno dopo di Renzi comincia cos, con una corsa per le strade di Firenze e i vai Matteo di chi ha letto i resoconti del monologo di Bari con cui ha inaugurato un’altra corsa, quella per la segreteria del Pd. Una volta levate le scarpe da jogging, però, si cala in testa l’elmetto. Piovono granate su di lui, e a lanciarle sono i ministri del governo Letta: «Se Renzi è il nuovo che avanza» spara Emma Bonino «fatemi il favore di ridarmi l’antico».

Doveva aspettarselo. Ha aperto la campagna congressuale puntando il dito contro l’indulto suggerito da Napolitano per ovviare al sovraffollamento delle carceri, dunque sapeva benissimo che la cosa avrebbe fatto scalpore. Per cui non stupisce che, chiamato a replicare alle critiche, mantenga la posizione senza arretrare: «Essere in disaccordo col Quirinale non è un peccato di lesa maestà. I ministri farebbero meglio a pensare di governare piuttosto che occuparsi di ciò che dico io».

PER QUALCHE VOTO IN PIU’



Gli attacchi gli giungono da un fronte trasversale. Si va dal ministro Zanonato, di provata fede bersaniana, al pidiellino Maurizio Lupi, passando per la radicale Bonino. I tre ministri dicono, per ragioni diverse, la stessa cosa: e cioè che Renzi se ne infischia della giustizia e delle condizioni disumane delle carceri pur di privilegiare la caccia al consenso. «Ragiona in termini puramente propagandistici, stile Grillo» sibila Zanonato «Non mi convince chi non vuole l'indulto solo perché pensa così di prendere qualche voto in più».

Sono, più o meno, le stesse cose rimproverategli da Lupi, il quale per ragioni di appartenenza aggiunge la postilla dedicata al proprio capo: «Renzi cerca consensi a destra e a sinistra, ma la smetta di valutare se le cose vanno fatte o non fanno fatte pensando a Berlusconi». Il sindaco di Firenze, a onor del vero, di Berlusconi non aveva parlato a Bari e continua a non parlarne: «Sono contro l’indulto perché farne un altro a 7 anni dall'ultimo non é serio né educativo. La legalità è un valore di sinistra sempre, non solo quando riguarda il Cavaliere».

Lo ripete davanti alle telecamere di Raitre quando Lucia Annunziata, all’ora di pranzo, gli domanda se il Capo dello Stato abbia debordato dai suoi poteri: «Napolitano ha mandato un messaggio alle Camere più che legittimo, lungo e pieno di spunti, invitando fra l’altro i partiti a discutere dell’opportunità di un provvedimento di clemenza. Poi però non si deve pensare che se lo ha detto il Presidente della Repubblica si fa e basta. Allora, che ci starebbero a fare i partiti?».

AMMUCCHIATE SELVAGGE



Il congresso per la segreteria del Pd è in programma fra due mesi. Se questa è la premessa, è garantito che nei sessanta giorni a venire le scintille fra Renzi e i suoi detrattori saranno all’ordine del giorno. Con l’aggiunta che le bordate potranno arrivare non solo da quelli che nel partito provano a sbarrargli la strada della segreteria, ma anche dal centrodestra e da Grillo che cominciano a mostrare un certo fastidio per il movimentismo del sindaco. La cui strategia ormai è chiara: evitare in ogni modo di alimentare il sospetto di un’accondiscendenza verso «i notabili del partito» o verso le «ammucchiate selvagge» (le definisce così) come quella che oggi sorregge il governo. «Io sono quello di sempre» aveva detto ai suoi tornando a Firenze dopo il comizio di sabato scorso «non voglio fare il piacione di sinistra per accontentare questo o quello».
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