Dazi Usa, Gentiloni: «La risposta arriverà dal G7». Ma imprese già in rivolta

Dazi Usa, Gentiloni: «La risposta arriverà dal G7». Ma imprese già in rivolta
di Luca Cifoni
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Sabato 1 Aprile 2017, 07:41 - Ultimo aggiornamento: 2 Aprile, 10:39

ROMA «Una tendenza protezionista senza precedenti minaccia le regole del commercio internazionale». Non sfumano i toni, gli imprenditori dei Paesi del G7, nel segnalare ai governi la propria preoccupazione per quanto sta avvenendo. La riunione delle associazioni che rappresentano le imprese si è svolta a Roma e guarda naturalmente al 26-27 maggio, quando a Taormina si riuniranno i capi di Stato e di governo sotto la presidenza italiana. Ad ascoltare le ragioni del mondo degli affari ieri mattina a Viale dell'Astronomia c'era anche il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, che ha raccolto l'allarme usando a sua volta toni diplomatici ma fermi.

IL DOCUMENTO
«Dobbiamo rispondere alla nuova domanda di protezione, riconoscendone la legittimità ed evitando che precipiti in una spinta alla chiusura verso i propri vicini - ha detto il presidente del Consiglio, ricordando che «senza libertà economica non c'è alcuna possibilità di crescita e di sviluppo, scommettere ancora sul libero mercato, il più grande motore di prosperità della storia. Libero mercato e libertà di commercio». Concetti che certo il premier avrà modo di ribadire a Taormina nel suo ruolo di presidente di turno del vertice dei Grandi, dove «si dovrà prendere posizione di fronte a scelte di fondo che non tollerano ambiguità». «Veniamo da anni di discussioni sui trattati di libero scambio - ha aggiunto Gentiloni - che per vari motivi sono finite in un angolo dal quale sembrano incapaci di uscire. I nostri accordi devono muovere non solo dalla voglia di aprire sempre di più le nostre economie, ma anche dall'intenzione di mettere al centro i nostri valori».

Probabilmente per la fine di maggio la nuova amministrazione americana avrà avuto modo di chiarire un po' di più la portata delle proprie scelte di fondo in questo come in altri campi, al di là della partita sulle esportazioni di carni americane verso l'Europa che sui trascina da molti anni e potrebbe avere per il momento avere una valenza più che altro simbolica.

Le richieste che arrivano dal B7, il consesso delle associazioni imprenditoriali, sono in ogni caso piuttosto esplicite. All'inizio del documento si afferma che «la frammentazione dei mercati e l'isolamento auto-imposto privano le società dei pieni benefici dell'imprenditorialità e dell'innovazione». Il flusso del commercio - viene ricordato - è un beneficio non solo per il mondo delle imprese ma per le società nel loro insieme.

IL RUOLO DEL WTO
I punti sui quali i leader globali delle imprese intendono pressare la politica sono essenzialmente tre, molto concreti. Ai capi di Stato e di governo si chiede innanzitutto di sottoporre alla conferenza ministeriale del Wto che si terrà a dicembre a Buenos Aires una proposta condivisa per riformare e rivitalizzare il sistema multilaterale dei commerci e di affrontare questo tema con un «approccio pragmatico». Alla via del multilateralismo sembrerebbe opporsi proprio Trump, che finora non ha nascosto la sua preferenza per gli accordi diretti con singoli Paesi. La seconda richiesta del mondo imprenditoriale è l'impegno per una rapida conclusione degli accordi tra Unione e europea e Giappone e del Ceta tra la stessa Europa e il Canada (che deve ancora avere la ratifica da parte di molti Parlamenti nazionali). Infine secondo il B7 a Taormina dovrebbero essere affrontate le altre questioni in sospeso che riguardano il commercio mondiale ed in particolare i negoziati sui servizi e sui beni ambientali.

LE PREOCCUPAZIONI
Delle preoccupazioni di questi giorni si è fatto interprete in prima persona il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia che chiede di «non cavalcare l'ansietà ma lavorare ad una soluzione nell'interesse di tutti» facendo notare che «le politiche neoprotezioniste innescano la reazione di altri che non ha mai un effetto dato e alla fine la sommatoria è negativa per tutti». Insomma il protezionismo «invece che una visione per il futuro crea solo ansietà».