Fuga da Fli, al Senato non c'è più gruppo
Via anche Viespoli: divergenze politiche

Gianfranco Fini (foto Guido Montani - Ansa)
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Martedì 22 Febbraio 2011, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 25 Marzo, 00:03
ROMA - Via altri senatori di Fli, dopo la fuga dei giorni scorsi. E alla fine della riunione di oggi pomeriggio, il gruppo al Senato di fatto non c' pi perch di otto senatori altri due hanno lasciato il gruppo e con Fini sono rimasti solo in sei.



«Abbiamo preso atto del venir meno sul piano politico del gruppo Fli al Senato
ed abbiamo altresì preso atto di posizioni divergenti rispetto alle prospettive politiche», ha dichiarato il capogruppo uscente, Pasquale Viespoli, che con Maurizio Saia oggi porta a quattro il numero dei senatori allontanatisi da Fini negli ultimi giorni.



«Il gruppo Fli al Senato in seguito all'uscita dei senatori Menardi e Pontone non ha più i numeri per esistere. Degli otto senatori i restanti sei hanno confermato la loro permanenza nel Fli al fine di costruire un'alternativa competitiva all'attuale centro-destra e nella prospettiva di poter dar vita in tempi brevi ad un nuovo e più consistente gruppo parlamentare che faccia riferimento al Polo per l'Italia, rifiutando così qualunque ipotesi di ammucchiata a sinistra», hanno dichiarato in una nota congiunta i senatori: Baldassarri, Contini, De Angelis, Digilio, Germontani, Valditara che sono invece rimasti fedeli a Gianfranco Fini.



Giuseppe Menardi, 58 anni, residente a Cuneo, ingegnere e imprenditore, è alla terza legislatura in Senato ed è stato eletto in Piemonte. Menardi è stato eletto nelle prime due legislature con Alleanza nazionale e nell'ultima con il Pdl.



Francesco Pontone, 84 anni, napoletano, avvocato, è alla settima legislatura in Senato ed è stato eletto in Campania. Pontone ha esordito a Palazzo Madama con il Movimento sociale, poi è stato eletto con Alleanza nazionale e infine con il Pdl.



Intanto come annunciato anche Roberto Rosso e Luca Barbareschi hanno lasciato il gruppo di Fli alla Camera: lo ha comunicato all'assemblea di Montecitorio il vicepresidente Maurizio Lupi. Rossi si è iscritto al gruppo Pdl, da cui era a suo tempo uscito per aderire a Fli; Barbareschi si è invece iscritto al gruppo Misto.



«Quando i regimi sono alla fine ricorrono ai mercenari, accade per Gheddafi che fa sparare sul suo popolo, lo stesso vale per Berlusconi con lo shopping che incrementa in Parlamento la legione straniera di deputati e senatori disponibili e pronti persino a giurare senza vergognarsi che Ruby è la nipote di Mubarak». È quanto dichiara Carmelo Briguglio, deputato di Futuro e Libertà riferendosi alla fuga dal partito degli ultimi giorni. «La storia ci dà segni chiari anche in questi giorni, ci insegna come andrà a finire, come andranno a finire. Basta attendere continuando a fare con onore e dignità il proprio dovere», ha aggiunto.



«Esodi di massa da Futuro e libertà non ce ne sono. I singoli se ne sono andati ma non si sono portati via nessuno. C'è un'operazione di Palazzo con l'acquisizione di alcuni parlamentari», ha affermato Italo Bocchino, nel corso della trasmissione Omnibus su La7. «Avremo un parlamentare in meno? pazienza. Non avremo un gruppo al Senato? pazienza, neanche Casini ce l'ha. E neanche Vendola. Il partito - ha aggiunto Bocchino - è vivo e vegeto: siamo come quelli che manifestavano in piazza Tien an men e Timisoara: a mani nude contro i carri armati. Il nostro progetto - ha precisato è diretto ai cittadini e non al Palazzo. Non è una zattera di salvataggio».



«I finiani si sono volatilizzati». Lo ha sostenuto il leader della Lega, Umberto Bossi, conversando con i giornalisti al Senato, a margine dei lavori sul federalismo municipale. «Fini lo vedo un po' così - ha aggiunto - del resto ha fatto le sue scelte». Oggi, ha infine sottolineato con soddisfazione il leader leghista, «alla Camera abbiamo avuto 39 voti di vantaggio. Non è poco».




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