De Girolamo: Renzi si rassegni, questo non è un governo di sinistra

Nunzia De Girolamo
di Mario Ajello
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Lunedì 23 Dicembre 2013, 08:02 - Ultimo aggiornamento: 12:16
Ministro De Girolamo, vi sentite scavalcati da Renzi sulla legge elettorale?



«No. E’ giusto ampliare la platea dei protagonisti per fare questa riforma ed è sbagliato farla a colpi di maggioranza. Però questa maggioranza, così come ogni maggioranza, ha il diritto e il dovere di trovare l’accordo al proprio interno. E per farlo, non si può partire dal conteggio dei parlamentari - noi di più, voi di meno: questa è vecchia politica - ma dalla pari dignità. Fare parte di un governo non è soltanto un onore, è soprattutto una responsabilità. E quindi ogni forza vale per questo: per la sua responsabilità e non per i numeri che esprime».



Insomma voi capovolgete lo schema di Renzi?



«Per noi, si deve partire dalla maggioranza e poi si allarga il discorso agli altri. Tra noi e il Pd gli obiettivi sono simili, anzitutto quello del bipolarismo, dobbiamo trovare una mediazione sul metodo».



Renzi è troppo irruente, secondo voi?



«Credo che Renzi e il Pd abbiano una doppia responsabilità. Di indirizzo ma anche di equilibrio nelle scelte. Questo governo non è nato per fare la rivoluzione e nemmeno la rottamazione. Ma per mettere il bilancio dello Stato in sicurezza. Ed è ciò che stiamo facendo. Basta chiedere ai tecnici del ministero del Tesoro quanti miliardi di euro ha risparmiato l’Italia, dalla nascita di questo governo, in termini di interessi sul debito. Questo non è il governo di Renzi, è un governo di emergenze e di larghe intese».



Ma le intese non si sono ristrette?



«Comprendo l’ironia. Ma sotto il profilo ideologico e programmatico, per me restano sempre larghe intese. Perchè noi restiamo alternativi alla sinistra. Renzi deve avere equilibrio e capire bene la natura di questo esecutivo. Il Pd, quando vincerà le elezioni, se le vincerà, attuerà il suo programma che è di sinistra. Ma per ora, siamo in un’altra fase. Renzi fa bene a dire la sua sulle questioni di governo, e fa anche bene a incalzare l’esecutivo sui tempi di attuazione delle proposte. Ma vedremo nelle prossime settimane se il suo obiettivo, essendo anche un amministratore locale, è quello di sollecitare le riforme oppure quello di mettere in difficoltà l’esecutivo».



Lei per quale delle due ipotesi propende?



«Credo che lui, ragionando da sindaco, come dice sempre, voglia imprimere soltanto un’accelerazione. E lo penso anche perchè spero che in questo Paese ci si possa cominciare a fidare gli uni degli altri».



Si ha la sensazione di una melina sulla legge elettorale.



«Non è vero. Questa riforma è la priorità dei prossimi mesi. E mi auguro che sarà una legge che consenta di sapere la sera del voto chi ha vinto e che conceda a chi è stato scelto dai cittadini di governare per cinque anni».



Lei prevede un rimasto?



«Mi attengo a quanto detto da Letta. Ossia che il rimpasto non è all’ordine del giorno. E comunque non è una mia prerogativa».



Quali sono i vostri reali rapporti con Berlusconi?



«I naturali alleati del nostro partito sono Forza Italia e le restanti forze del centrodestra. Penso però che il continuo fuoco amico faccia perdere credibilità a tutto il centrodestra. Dovremmo mettere a punto un programma serio, per riprenderci la guida del Paese, invece che gridare e insultarci».



Parteciperà alla coalizione anche il Centro di Casini e Mauro?



«Penso di sì, ma il ruolo di indirizzo e di leadership deve restare quello di Silvio Berlusconi. In ogni caso, non vorrei che il Pd stesse guardando alla luna, e noi al dito. E cioè alle nostre divisioni, rivalità, invidie e rancori. Se c’è ancora voglia di stare insieme, il centrodestra vecchio e nuovo deve ricominciare. Da parte nostra questa voglia c’è, ma nel rispetto delle pari dignità».



I sondaggi però non danno molto alto il partito di Alfano.



«Noi abbiamo i nostri sondaggi e sono più confortanti. E comunque, il nostro partito si sta radicando silenziosamente e incisivamente nei territori. E’ da lì che si riparte».



Voi temete moltissimo le elezioni a maggio. Lei le ritiene probabili?



«Le elezioni le decide il presidente della Repubblica.

E non un segretario o l’altro di partito. In ogni caso, credo che le elezioni a maggio le temano gli italiani».



Invece Renzi le vuole?



«Forse Renzi, o forse Berlusconi, o forse Grillo. Ma se la Costituzione non è cambiata, le decide Napolitano e non loro. Io escludo le elezioni e mi iscrivo al partito degli italiani che si vogliono fidare e ancora credono che la politica possa lavorare per il bene comune».
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