Alta tensione Ncd, Renzi prudente: aspetto le carte. Segnali sull'Italicum

Matteo Renzi
di Marco Conti
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Mercoledì 6 Luglio 2016, 08:55 - Ultimo aggiornamento: 09:17
ROMA La riunione con i senatori è stata rinviata per via dell'arrivo delle salme dal Bangladesh dei nostri connazionali, ma nel Nuovo centrodestra i nervi sono a fior di pelle. L'inchiesta che ha coinvolto un parlamentare del Ncd e il fratello di Angelino Alfano, nonchè lo stesso ministro dell'Interno, non aiuta di certo ma nel Pd l'allarme rosso era scattato già da qualche giorno. L'avvicinarsi del referendum costituzionale, con tanto di abolizione del Senato, e il combinato disposto della legge elettorale rischiano infatti di spazzare via mezzo partito.

TEMA
A Renzi tutta la faccenda di assunzioni e collaborazioni, rivelata dalle intercettazioni, non piace perché «prima dei reati ci sono i comportamenti». Tuttavia evita drammatizzazioni - «aspettiamo di vedere le carte» - e manda segnali ai centristi. L'apertura su una possibile riflessione sull'Italicum - «dopo il referendum» - fatta ieri l'altro dal ministro Dario Franceschini durante la direzione del Pd, è stata interpretata dai centristi come una mano tesa. Così come la disponibilità confermata ieri al Tg1 dal vicesegretario Lorenzo Guerini sempre sull'Italicum o la ricerca di un'intesa «nella maggioranza» sulla prescrizione - tema caro ai centristi - ribadita dal ministro Guardasigilli Andrea Orlando.
 
Nel Ncd la spaccatura è però netta tra chi pensa di rimanere nell'orbita del centrosinistra e chi vorrebbe tornare dal Cavaliere. Berlusconi, rientrato ieri dal San Raffaele dopo l'operazione al cuore, non sembra però avere nessun interesse a rimettersi in casa coloro che qualche anno fa «hanno tradito». Soprattutto non intende accelerare la fine della legislatura acquisendo preziosi senatori come invece fece anni fa. Alle aperture fatte da Fedele Confalonieri verso il governo, Renzi risponde facendo in ogni occasione gli auguri di pronta guarigione al Cavaliere il quale conferma la contrarietà alla legge elettorale e al referendum ma non dà il via a nessuno comitato per il no.

Tutto ciò non rende meno pericoloso il momento per il governo che, in vista del referendum di ottobre, vede ammassarsi un fronte del no' eterogeneo ma deciso ad affossare la riforma costituzionale. Una modifica delle legge elettorale con il premio dato alla coalizione e non alla lista, permetterebbe ad Alfano di offrire una prospettiva ai suoi litigiosi compagni di partito. Tutto ciò potrebbe però non bastare se l'inchiesta Labirinto della procura di Roma dovesse allargarsi includendo altri nomi pesanti del partito o ampliando le responsabilità dello stesso titolare del Viminale.

PATTUGLIA
Nei giorni scorsi Alfano aveva dato appuntamento a tutto il partito a dopo il referendum costituzionale quando «decideremo cosa fare». Enrico Costa, ministro agli Affari regionali, sta con Alfano, così come la collega Beatrice Lorenzin. La pattuglia lombarda di Lupi e Formigoni - malgrado la sconfitta alle comunali di Milano - vorrebbe rompere subito con il governo Renzi ma non trova a palazzo Madama i numeri sufficienti.
Ieri l'altro Renzi, parlando alla direzione del Pd, non è stato tenero con l'ex governatore della Lombardia. Spezzare la rendita di posizione di partitini che magari grazie al simbolo, raccolgono l'un per cento a volte decisivo è per Renzi uno degli obiettivi dell'Italicum.

D'altra parte tutti ricordano il corteggiamento che, a cavallo del 2006, venne fatto da Silvio Berlusconi come da Romano Prodi a Giuseppe Pizza e al suo simbolo della Dc. Scene da seconda Repubblica e rendite di posizione di nomenclature senza voti che, per il presidente del Consiglio, verrebbero archiviate del tutto con l'Italicum che consegna il premio al partito che supera il 40% o a chi vince il ballottaggio. Malgrado resti convinto della bontà della legge approvata, Renzi non intende però più sottrarsi al confronto sulla legge elettorale che intende fare dopo il referendum costituzionale. Un impegno, preso con il ministro Franceschini, che però non sembra bastare a Sinistra Italiana e a coloro che non si fidano della promessa e che sono contrari alla cancellazione del Senato. D'altra parte 315 posti in meno non sono uno scherzo.
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