Bersani: «Il giaguaro l'ho smacchiato io, non Renzi»

Bersani: «Il giaguaro l'ho smacchiato io, non Renzi»
2 Minuti di Lettura
Sabato 6 Settembre 2014, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 7 Settembre, 12:15
Il giaguaro l'ho smacchiato io. Cos l'ex segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, intervenuto venerd sera alla festa dell'Unità a Sesto San Giovanni (Milano), risponde a chi gli chiede se alla fine non sia stato il premier Matteo Renzi a "smacchiare il giaguaro", cioè Silvio Berlusconi.



«Dal giorno delle elezioni del 2013 - ricorda Bersani - sicuramente controverse e non soddisfacenti, ho avuto il privilegio di accompagnare il partito al governo». Poi aggiunge: «Non c'è Bersani, c'è un altro, a me non interessa. Da quel giorno non c'è più stata la maggioranza in Parlamento per fare le leggi ad personam. Lì è andato in crisi Berlusconi, lì si è spaccata la destra».



Quanto alla caduta dell'ultimo governo Berlusconi, seguito da Monti, Bersani assicura che non ha «mai saputo di complotti contro Berlusconi, ma mi avevano detto che eravamo a due passi dalla Grecia».



L'ex segretario fa poi una riflessione e si «rimprovera di non aver staccato la spina a Monti quando l'ha staccata Berlusconi». Perché, spiega, «come Pd abbiamo pagato un prezzo eccessivo. Ma a mia discolpa posso dire che metà partito mi rimproverava di essere poco montiano».



«Di me si dice che sono contro il doppio incarico. Assolutamente no, non ho mai detto una cosa del genere. A me va bene anche il triplo incarico», sostiene poi Bersani, tornando sulle polemiche relative alla doppia carica di Renzi, come segretario del Partito democratico e presidente del Consiglio. «Sto solo dicendo - aggiunge - che nella nuova situazione, dove il Pd è al governo per la prima volta, il suo segretario è presidente del Consiglio, non c'è più il finanziamento pubblico ai partiti. Chiedo che ci sia una riflessione attenta, un appuntamento di partito, senza correnti, per parlare del partito». «Una persona sola - ha concluso l'ex segretario - non può risolvere i problemi di questo Paese. C'è bisogno di un collettivo».