Barbareschi pronto a tornare nel Pdl:
«Non posso andare al voto con De Mita»

Barbareschi alla convention Fli di Bastia Umbria del novembre scorso
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Martedì 1 Febbraio 2011, 12:39 - Ultimo aggiornamento: 3 Marzo, 19:50
ROMA - Luca Barbareschi, uno dei finiani pi entusiasti dopo lo strappo tra il presidente della Camera e il premier Silvio Berlusconi, gi pronto a tornare con il Cavaliere.



Il deputato di Fli ieri è stato ieri ad Arcore per un lungo colloquio con Berlusconi e oggi pomeriggio è stato ricevuto da Fini alla Camera. «Ho deciso che mi iscriverò al partito monarchico», ha scherzato dopo l'incontro senza poi rispondere alle domande dei giornalisti. Dimissioni da deputato? «Non lo

escludo», aveva detto poco prima assicurando che «non è cambiato nulla: credo ancora in Fli». Poi però aveva anche aggiunto: «Sempre se è Fli... Se devo andare alle elezioni con Ciriaco De Mita, anche mia figlia mi fa una pernacchia...».



Il deputato finiano è critico verso la linea di Futuro e libertà e nel Pdl il suo ritorno è già dato per scontato. L'attore, che ieri avrebbe manifestato tutto il suo "disagio" al premier, potrebbe quindi passare al gruppo misto, per poi approdare più avanti nella cosidetta "area dei responsabili" che sostiene Berlusconi in Parlamento.



Barbareschi nei giorni scorsi si è fatto notare per la sua assenza al voto sulla sfiducia al ministro Sandro Bondi. Una assenza, considerata come un chiaro segno di riavvicinamento al Pdl, seguita all'annunciato del suo no alla sfiducia al titolare dei Beni culturali. «L'attacco a Bondi era un autogol annunciato», aveva spiegato l'attore. «Io ho una delega per occuparmi di telecomunicazioni e cultura nel Fli - aveva aggiunto -. Se mi ascoltano, visto che vengo da quel mondo, forse qualche consiglio utile riesco a darlo, e si possono fare delle cose di un certo tipo. Diversamente, ecco gli esiti». Parole che suonavano già come un addio imminente.



«Il clamore con il quale i giornali celebrano il mio ritorno nel Pdl si basa esclusivamente su

illazioni», ha detto Barbareschi in una nota, precisando che il suo incontro ad Arcore con il presidente del Consiglio è stato «un confronto» alla «vigilia di scadenze importanti, quali il decreto Milleproroghe e una tornata di nomine strategiche per il mondo delle telecomunicazioni».



«Resto, ma non voglio essere diluito». Al tg3 Barbareschi ha poi spiegato che non lascerà il partito dei finiani: «Rimango in Futuro e libertà», ha detto. Poi ha precisato:per Fli a Bastia Umbra «mi sono commosso» e adesso «vorrei non essere diluito in altre cose».



Il deputato finiano è entrato nel merito del suo "disagio" per «l'errore» dell'adesione di Fli al progetto del Terzo Polo e per i rischi di andare «a braccetto con coloro che fino a ieri sono stati nostri avversari, abbandonando uno schieramento che ci deve vedere ancora protagonisti». Infine, Barbareschi ribadisce comunque «la ferma intenzione dicontinuare sul cammino che abbiamo intrapreso a Bastia Umbra» con Fli.



«Non mi da fastidio Ruby. Mi dà fastidio Minetti perché guadagna 18 mila euro al mese e non è

competente», ha detto ancora Barbareschi intervenendo in diretta a Un giorno da pecora su Radio2. «Minetti - ha aggiunto - si deve assolutamente dimettere». Quanto alla situazione politica, l'attore ha confermato che resterà nel Fli e ha detto che non bisogna chiedere le dimissioni di Berlusconi. «Nei prossimi due mesi il premier dovrà imprimere una sterzata al governo di centrodestra. Noi vogliamo restare nel centrodestra - ha spiegato - perché la sinistra è al fallimento come dimostrano i brogli di Napoli».



Barbareschi avrebbe però chiesto a Berlusconi la direzione del Teatro Valle di Roma, secondo quanto riferito da Repubblica. «Io ho declamato, commuovendomi, a Bastia Umbra, il Manifesto di Fli. Se quei 10 punti vengono rispettati, noi siamo lì. Sennò può essere pure che io non sarò nemmeno più in Parlamento», ha detto ancora Barbareschi. Non è che lei intende uscire da Fli per andare a dirigere il Teatro Valle? «Bello sfigato che sarei! Direttore di un teatro che non c'ha una lira. Il Valle, se lo prendo, faccio io un piacere a loro perché devo metterci i soldi io, che è diverso».



«Fa sgomento la sola idea che il Teatro Valle possa essere utilizzato dal sindaco Alemanno e da Silvio Berlusconi come merce di scambio per far rientrare Luca Barbareschi all’interno del Pdl», ha dichiarato in una nota Paolo Masini, consigliere del Pd di Roma Capitale. «Il Valle è un teatro storico della Capitale, non una proprietà del Pdl: che Alemanno lo utilizzi dandolo in gestione a Barbareschi per assicurare un voto in più al morente Governo Berlusconi ci fa comprendere a che livello sia arrivata con la destra al potere la politica a Roma e in Italia. Spero ci sia presto una smentita da parte di tutti nei confronti di questo vergognoso baratto».



«Il repentino cambio di casacca di Luca Barbareschi ricade anch'esso sotto l'odiosa pratica, usata dal premier, della compravendita dei deputati. L'operazione infatti, non è a costo zero, all'uscita di Arcore, ieri, Barbareschi aveva già in tasca la promessa della direzione del teatro Valle di Roma», ha affermato, in una nota, il senatore dell'Italia dei Valori Stefano Pedica. «Alemanno, il vassallo più fedele del premier, non ha esitato un attimo a concedere al neo transfugo , la direzione del teatro. Anche questa è compravendita di deputati. Alemanno è un allievo che rischia di superare il maestro. Nell'album di famiglia la medaglia di parentopoli ha fatto si che i rapporti fra il sindaco di Roma ed il primo cittadino divenissero ancora più cordiali , a Silvio basta chiedere che Gianni concede».



«Siamo alle previsioni lunari», ha detto il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, a chi lo interpella sull'ipotesi di Barbareschi possa al Valle. «Il ministero dei beni culturali - sottolinea il sindaco - ha manifestato la volontà di applicare il federalismo demaniale devolvendo il Teatro Valle al comune di Roma. Noi acquisiremo questo patrimonio importantissimo e dovremo trovare una destinazione. Ci sono molte richieste - aggiunge - e faremo una

valutazione anche ragionando con i vertici del Teatro

Argentina».






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