Uccidono il figlio disabile iniettando alcol nei tubicini che lo tenevano in vita

Melissa Robitille e Walter Richters III
di Federica Macagnone
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Giovedì 9 Ottobre 2014, 14:53 - Ultimo aggiornamento: 10 Ottobre, 16:13

Lo hanno ucciso iniettandogli dell'alcol nei tubicini indispensabili per la sua sopravvivenza. La vita aveva già condannato Isaac Robitille, 13 anni, di Hardwick, nel Vermont, a un'esistenza difficile, ma che potesse morire per opera della crudeltà della madre e del compagno non se lo aspettava nessuno.

Il ragazzino disabile era nato con un'anomalia cerebrale e aveva bisogno di cure 24 ore su 24.

Alla nascita i medici gli diagnosticarono una oloprosencefalia, una malformazione cerebrale per la quale il cervello non riesce a dividersi in due emisferi nel procedimento di formazione del feto. Allora i dottori non gli avevano dato 6 mesi di vita. Negli anni ad accudirlo ci aveva pensato la mamma Melissa Robitille, 38 anni, che da giugno aveva iniziato una relazione con un suo coetaneo, Walter Richters III. La donna era stata precedentemente sposata con un uomo di 30 anni più grande di lei e da quella relazione erano nati 4 bambini, tra cui Isaac.

Per tutti Melissa era sempre stata una mamma affettuosa, ma quello che è successo lo scorso 22 agosto capovolge ogni realtà conosciuta fino a quel momento. Quella mattina la donna ha chiamato i soccorsi perché suo figlio non dava segni di vita. Quando i medici sono arrivati hanno solo potuto constatare il decesso. Immediatamente si è pensato che il ragazzo fosse morto per la grave anomalia cerebrale. Ma l'autopsia ha rivelato un'altra verità: la malattia ha, sì, causato il decesso ma è stata la presenza di alcol nel sangue, il doppio rispetto al limite legale per la guida, a contribuire in maniera determinare alla morte del ragazzo. Per gli investigatori la mamma e il compagno si sono voluti sbarazzare di Isaac. Una volta completati tutti gli esami autoptici e tossicologici la polizia ha arrestato Melissa e Walter. La coppia è stata trasportata al Northeast Correctional Complex di St. Johnsbury: entrambi dovranno rispondere dell'accusa di omicidio.

Su Facebook rimangono le foto e i messaggi della madre per il figlio: «Ha un mucchio di altre differenze rispetto agli altri ragazzi, ma lui è allegro, ama la matematica, gli abbracci, i baci, il suo cane Tickle e odia la fisioterapia. Parla con il linguaggio dei segni e io lo adoro». Il giorno prima che la polizia li arrestasse, Walter scriveva sul suo profilo: «La polizia vuole interrogarci. Il ragazzo è sempre stato amato e curato. Ma era arrivato il suo tempo».