Lo hanno ucciso iniettandogli dell'alcol nei tubicini indispensabili per la sua sopravvivenza. La vita aveva già condannato Isaac Robitille, 13 anni, di Hardwick, nel Vermont, a un'esistenza difficile, ma che potesse morire per opera della crudeltà della madre e del compagno non se lo aspettava nessuno.
Il ragazzino disabile era nato con un'anomalia cerebrale e aveva bisogno di cure 24 ore su 24.
Per tutti Melissa era sempre stata una mamma affettuosa, ma quello che è successo lo scorso 22 agosto capovolge ogni realtà conosciuta fino a quel momento. Quella mattina la donna ha chiamato i soccorsi perché suo figlio non dava segni di vita. Quando i medici sono arrivati hanno solo potuto constatare il decesso. Immediatamente si è pensato che il ragazzo fosse morto per la grave anomalia cerebrale. Ma l'autopsia ha rivelato un'altra verità: la malattia ha, sì, causato il decesso ma è stata la presenza di alcol nel sangue, il doppio rispetto al limite legale per la guida, a contribuire in maniera determinare alla morte del ragazzo. Per gli investigatori la mamma e il compagno si sono voluti sbarazzare di Isaac. Una volta completati tutti gli esami autoptici e tossicologici la polizia ha arrestato Melissa e Walter. La coppia è stata trasportata al Northeast Correctional Complex di St. Johnsbury: entrambi dovranno rispondere dell'accusa di omicidio.
Su Facebook rimangono le foto e i messaggi della madre per il figlio: «Ha un mucchio di altre differenze rispetto agli altri ragazzi, ma lui è allegro, ama la matematica, gli abbracci, i baci, il suo cane Tickle e odia la fisioterapia. Parla con il linguaggio dei segni e io lo adoro». Il giorno prima che la polizia li arrestasse, Walter scriveva sul suo profilo: «La polizia vuole interrogarci. Il ragazzo è sempre stato amato e curato. Ma era arrivato il suo tempo».