Tre erano le opzioni: diventare il 51/mo stato americano, l'indipendenza o il mantenimento dell'attuale status di territorio, dove chi nasce ha la cittadinanza americana ma non può votare per il presidente e ha un solo rappresentante al Congresso. Il neo governatore Ricardo Rossello, membro del New Progressive party, sosteneva la prima ipotesi. I promotori della consultazioni ritengono che l'attuale status sia essenzialmente quello di una colonia, lesivo della dignità dell'isola, abitata da 3,4 milioni di persone. E che ottenere la piena ammissione negli Usa potrebbe consentire a Puerto Rico di affrontare meglio la montagna dei debiti accumulati (73 miliardi di dollari), che l'ha portata a dichiarare la più grande bancarotta municipale della storia Usa.
Il referendum era invece boicottato dal partito di opposizione Popolare Democratico e dal più piccolo partito “Indipendenza”.
Se vincesse la prima opzione, dovrebbe comunque fare i conti con la difficile approvazione da parte di un Congresso a maggioranza repubblicana: Puerto Rico infatti vota prevalentemente dem e rischierebbe quindi di favorire un candidato di quel partito nelle presidenziali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA