Ucraina, raggiunto accordo per abolire
leggi anti-protesta e amnistia
in cambio di sgombero edifici pubblici

Ucraina, raggiunto accordo per abolire leggi anti-protesta e amnistia in cambio di sgombero edifici pubblici
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Lunedì 27 Gennaio 2014, 23:56 - Ultimo aggiornamento: 28 Gennaio, 10:22
Opposizione e governo ucraini hanno trovato un accordo per l'abolizione delle contestatissime leggi anti protesta dopo un incontro durato pi di quattro ore. Lo fa sapere la presidenza.

«Ma le leggi che non hanno ricevuto obiezioni - si legge in una nota pubblicata sul sito web della presidenza e attribuita al ministro della Giustizia, Olena Lukash - saranno approvate ancora una volta dal parlamento».



Il capogruppo del partito 'Patria' di Iulia Timoshenko, Arseni Iatseniuk, intanto, ha rifiutato le redini del governo propostegli dallo stesso presidente Viktor Ianukovich. Una scelta già annunciata, visto che l'opposizione punta a elezioni presidenziali e parlamentari anticipate in modo da dare la spallata finale al capo di Stato. Iatseniuk ha così accontentato anche la leader del suo partito, l'ex 'pasionaria' della Rivoluzione arancione Iulia Timoshenko, che dall'ospedale di Kharkiv, dove è ricoverata in stato di detenzione per un'ernia del disco, era tornata a dissotterrare l'ascia di guerra chiedendo all'opposizione, di cui è - almeno in teoria è il capo - di non accettare le condizioni «umilianti» proposte da Ianukovich finchè non saranno accolte tutte le richieste dei manifestanti.



Ma governo e opposizione avrebbero anche un altro accordo. Ianukovich ha proposto un'amnistia per i manifestanti antigovernativi arrestati, ma a patto che tutti gli edifici pubblici occupati siano sgomberati. Quest'intesa arriva alla vigilia non solo di una seduta straordinaria del parlamento, ma anche di un importante vertice Ue-Russia in cui sarà discussa con attenzione anche la questione ucraina.



La situazione in Ucraina resta comunque tesa. Ieri notte un centinaio di militanti del movimento nazionalista (e populista) 'Spilna Sprava' ha occupato il ministero della Giustizia e ha subito eretto nuove barricate per difenderlo. Poche ore dopo però il movimento si è trovato contro sia il governo che l'opposizione. Il ministro della Giustizia, Olena Lukash, ha minacciato di dichiarare lo stato di emergenza se il palazzo non fosse stato liberato, mentre l'opposizione ha condannato il gesto come una «provocazione». Il 'dottor Pugno di ferro' Vitali Klitschko, leader del partito 'Udar', è andato a parlare con gli occupanti in mattinata, ma è dovuto tornare indietro con un pugno di mosche, segno che ora, non solo il governo, ma anche l'opposizione stenta a controllare la piazza dopo la radicalizzazione della protesta.



Nel primo pomeriggio però il «comandante» di 'Spilna Sprava' Oleksandr Daniliuk si è finalmente convinto e ha ordinato ai suoi di sgomberare l'edificio, rimanendo però in strada per controllarlo e bloccarne l'ingresso, ma anche per rioccuparlo di nuovo domani se il dibattito in parlamento non dovesse andare come sperato. In ogni caso con questa mossa, almeno per il momento, si sono scongiurati lo stato d'emergenza e il conseguente bagno di sangue. Se a Kiev per ora non si combatte, in molte altre regioni continuano gli scontri tra polizia e insorti, con questi ultimi che puntano ai palazzi del potere locale.



Fino a ieri sera erano ben 14 su 25 le sedi dei consigli regionali occupate o bloccate dai manifestanti, ma tra ieri notte e stamattina la polizia ne ha «liberate» quattro a suon di manganelli e granate assordanti: Zaporizhia, Cerkassi e Dnipropetrovsk (picchettate) e Sumi (occupata). Si tratta di città dell'Ucraina centro-orientale, dove il presidente Ianukovich ha (o aveva) una discreta base elettorale. Le regioni occidentali, invece, sembrano ormai perdute per il potere e in alcune il partito delle Regioni di Ianukovich si sta sfaldando. Intanto nelle 'battagliè per i quattro consigli regionali sono rimaste ferite decine di persone (tra cui ancora una volta dei giornalisti), e gli arresti sono stati ben 90. Quello che sta avvenendo in Ucraina preoccupa il mondo.



Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, ha parlato oggi al telefono con Ianukovich e ha auspicato una soluzione pacifica alla crisi dicendosi disposto a mandare a Kiev un rappresentante speciale per partecipare alle trattative tra governo e opposizione. Il commissario Ue all'Allargamento Stefan Fule è invece tornato in Ucraina «per una via d'uscita alla crisi» dopo esserci già stato venerdì e sabato e domani è previsto anche l'arrivo del capo della diplomazia Ue, Catherine Ashton.
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