Brexit, account russi su Twitter per influenzare l'esito del referendum

Foto: AP Photo/Matt Rourke
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Mercoledì 15 Novembre 2017, 20:01 - Ultimo aggiornamento: 16 Novembre, 11:09

L'ombra dei tweet russi si allarga anche al voto sulla Brexit. È la denuncia che riportano alcuni quotidiani britannici, sull'onda dello scandalo Russiagate. Dopo la fake news della foto di una donna islamica marchiata come indifferente dinanzi a un cadavere nel giorno dell'attentato di Westminster, che si è scoperto essere opera di un troll russo, ora spunta anche una batteria di presunti messaggi per «influenzare» il referendum sulla Brexit da alcuni profili Twitter sospettati di legami con il Cremlino.

Il Guardian cita una ricerca fresca di pubblicazione dell'università di Edimburgo che ha individuato 419 account gestiti a quanto pare da «troll russi», dai quali sarebbero partiti circa 3500 messaggi sul tema Brexit, seppur in maggioranza dopo il voto del 23 giugno 2016, come precisa la professoressa Laura Cram, docente di neuro-politica nell'ateneo scozzese e coordinatrice dello studio.

Secondo il Times invece sarebbero 45.000 i tweet fatti circolare più genericamente da profili che il giornale di Rupert Murdoch considera riconducibili in un modo o nell'altro all'orbita moscovita negli ultimi giorni della campagna referendaria di un anno fa, destinata a sancire il divorzio del Regno dall'Ue. I 419 account a cui si richiama il Guardian sembra siano collegati con l'Internet Research Agency di San Pietroburgo, bollata da alcune fonti occidentali come una fabbrica di troll, e fanno parte della lista dei 2752 già tirati in ballo negli Stati Uniti nel calderone del Russiagate.

Presunte incursioni la cui efficacia resta ancora tutta da provare. Il ministro degli esteri Boris Johnson, capofila della campagna per la Brexit, ha negato l'idea di qualunque sovvertimento del risultato, e la stessa premier Theresa May due giorni fa ha attaccato il presidente russo Vladimir Putin, senza fare riferimento alla presunta influenza sul voto.

Il dossier mette comunque in imbarazzo il governo e la polemica è già montata. Damian Collins, presidente della commissione Media alla Camera dei Comuni, che indaga sulle fake news, ha imputato a Mosca di voler «dividere la società e destabilizzare la politica» nazionale. Mentre, dalle file dell'opposizione, il vice leader del Labour, Tom Watson, ha lanciato un appello ad agire contro «gli agenti dello Stato russo che usano le loro piattaforme per diffondere disinformazione e falsità». L'ambasciatore russo a Londra, Aleksandr Iakovenko, ha replicato ritwittando sul profilo della sede diplomatica una nota del ministero degli Esteri in cui si sostiene che la Gran Bretagna «non se la passa al meglio a causa del processo in corso verso la Brexit» e «ha bisogno di un nemico esterno per distrarre l'attenzione della pubblica opinione» con accuse «infondate e mai dimostrate». «Isterie», ha poi tagliato corto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, liquidando sospetti di tenore analogo diffusi a Madrid: stavolta su fantomatiche ombre russe persino dietro il separatismo della Catalogna.

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