È quanto emerge dai tabulati del suo cellulare, e quanto riportato oggi da numerosi giornali francesi e britannici. I dati sono stati immediatamente resi disponibili, in quanto la Boumeddiene, insieme a Coulibaly e ai fratelli Kouachi, erano stati messi sotto stretto controllo dalle forze dell’ordine francesi alla fine del 2011, quando Said Kouachi era rientrato dallo Yemen. In quel paese il maggiore dei fratelli Kouachi avrebbe ricevuto (stando a quanto riportato da numerosi giornali) un addestramento speciale da parte di Aqap (Al Qaeda nella Penisola Araba) e avrebbe incontrato Anwar Al-Awlaki, un leader terrorista che più tardi sarebbe stato ucciso in un attacco di un drone statunitense. Le linee telefoniche, fisse e mobili, e le connessioni internet dei quattro erano così quotidianamente intercettate e monitorate.
I controlli però erano stati sospesi a luglio del 2014, perché – secondo quanto avrebbe dichiarato una fonte del ministero di giustizia francese ad alcuni mezzi di informazione – non era emersa nessuna connessione con un movimento islamista radicale, e l’attenzione (oltre a uomini e soldi) si era spostata su personaggi che sembravano costituire una minaccia più immediata.
Quelle cinquecento telefonate oggi sembrano qualcosa più di un indizio, così come quel percorso che ha portato una bella ragazza franco-algerina dalle foto in bikini all’immagine della donna con il burqa e la balestra cui, aggiungeremmo oggi, “piaceva tanto parlare al telefono”.