Migranti, ecco il piano Ue Salva-Africa da 70 miliardi

Migranti, ecco il piano Ue Salva-Africa da 70 miliardi
di David Carretta
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Martedì 7 Giugno 2016, 13:09 - Ultimo aggiornamento: 20:49
Un nuovo Fondo che potrebbe arrivare a 62 miliardi, altri 8 miliardi per l'emergenza immediata, «contratti» con i paesi terzi per migliorare la gestione dei flussi e facilitare i rimpatri: la Commissione europea oggi lancerà un ambizioso piano per rispondere alla richiesta dell'Italia di un «migration compact» che permetta agli Stati membri di fronteggiare la crisi dei migranti. «Per rispondere in modo significativo, l'Ue deve usare tutti gli strumenti disponibili e fissarsi chiare priorità e obiettivi misurabili», dice l'ultima bozza di documento, intitolato «Nuova Partnership Quadro con i paesi terzi», che sarà discusso oggi dal collegio e di cui il Messaggero è entrato in possesso.

LA LEVA SUI MERCATI«Tutti gli attori Stati membri, Istituzioni Ue e paesi terzi chiave devono lavorare insieme in partnership per mettere ordine nei flussi», dice il progetto della Commissione, che sarà presentato a Strasburgo dall'Alto rappresentante Federica Mogherini e dal vicepresidente Frans Timmermans. Il modello è quello dell'accordo concluso con la Turchia, che ha permesso di portare vicino allo zero il numero di sbarchi in Grecia: firmare dei «compact» (accordi, ndr) con i paesi di origine e transito per accelerare le riammissioni e i rimpatri. Come incentivo, l'Ue metterà sul tavolo 8 miliardi per il periodo 2016-2020. Ma in autunno arriverà anche un nuovo Fondo per finanziare un «piano di investimenti esterni», che potrebbe mobilitare 62 miliardi per lottare contro la povertà e le altre cause delle migrazioni.Come con il piano di investimenti per l'Ue da 315 miliardi che porta il nome di Jean-Claude Juncker, il nuovo Fondo Mogherini-Timmermans dovrebbe ricorrere al meccanismo della leva sui mercati per moltiplicare le risorse da destinare a infrastrutture e piccole e medie imprese. La Commissione è pronta a rendere disponibili 3,1 miliardi dal suo bilancio fino al 2020 che, grazie alla magia del «leveraging», permetterebbe di generare investimenti pubblici e privati «fino a 31 miliardi».

 

Se gli Stati membri contribuiranno con la stessa cifra, «l'ammontare totale degli investimenti aggiuntivi si avvicinerebbe a 62 miliardi». Come con il piano Juncker, la Banca Europea per gli Investimenti sarebbe chiamata a giocare un ruolo centrale sul «leveraging». La Commissione propone di ricorrere anche al «blending» per mischiare risorse pubbliche e private di istituzioni diverse. Il piano per gli investimenti esterni funzionerà sulla base di «tre pilastri»: permettere di usare le poche risorse pubbliche in modo innovativo per incoraggiare il settore privato; concentrarsi sull'assistenza tecnica, aiutando autorità e imprese locali a sviluppare progetti infrastrutturali; incentivare gli investimenti migliorando la governance e lottando contro la corruzione.Nell'immediato, però, la Commissione punta soprattutto sui «compact» con un gruppo di «paesi terzi prioritari». Gli Stati su cui dovrebbe concentrarsi nel breve periodo l'Alto rappresentante Federica Mogherini sono Giordania, Libano, Tunisia, Nigeria, Senegal, Mali, Niger e Etiopia.

«L'obiettivo della Ue dovrebbe essere un aumento specifico e misurabile nel numero e nel tasso dei rimpatri e delle riammissioni», dice il documento: che siano di origine o di transito, i tassi dei rimpatri in questi paesi sono ben al di sotto del 40%. Sulla Libia, la discussione nel collegio è più controversa. La Commissione chiede un «investimento politico continuo, determinazione e sostegno finanziario per istituire un governo libico stabile e unito». La situazione «richiede particolare attenzione e dialogo strategico», dice la bozza: «più di 230 mila migranti sono stati identificati dentro la Libia» a cui si aggiungono «più di 400 mila profughi interni». Ma secondo il documento in Libia «si potrà fare di più solo quando la situazione politica si sarà stabilizzata e la sicurezza migliorerà».

IL DIALOGO CON IL CAIRONel lungo periodo, «l'Africa rimane la regione prioritaria», dice la bozza. Il documento riconosce che l'Afghanistan è «una fonte maggiore di migranti irregolari e rifugiati» in Asia, mentre l'Iran è «un paese di transito chiave». Cresce la preoccupazione rispetto a altri paesi del Mediterraneo: la partnership con il Marocco è considerata fruttuosa, ma con l'Egitto serve un dialogo più «forte» per frenare le partenze, dopo l'impennata delle ultime settimane. La bozza segna un cambio filosofico: gran parte degli aiuti allo sviluppo dovrebbero essere usati prestando «attenzione speciale» per i progetti che permettono di migliorare la gestione dell'immigrazione e di aumentare i rimpatri.