Difficile quindi che il Pp o anche il Psoe risultino in grado di governare da soli in Spagna e al momento l'ipotesi di una 'Grosse Koalition' alla tedesca pare molto lontana, a meno di un intervento in questo senso di re Felipe VI, ma è decisamente troppo presto per ipotizzarlo. L'Europa dell'austerità e dei conti in ordine innanzi tutto, non ama le incertezze e oggi trema un pò di più. Nel sud dell'Europa le perplessità spagnole si aggiungono a quelle della Grecia e dell'Italia, dove il premier Matteo Renzi chiede un approccio diverso da quello attuale, meno burocratico e più politico, e dove la componente euroscettica, tra Cinque Stelle, Lega e anche Forza Italia, è decisamente presente.
Nell'Europa centrorientale all'euroscetticismo autoritario dell'Ungheria si è aggiunto quello della Polonia, mentre al centro dell'Unione la Francia vede la maggioranza dei suoi giovani votare per il Front National che dall'Unione vorrebbe uscire uccidendo di fatto il progetto dell'Europa unita. Senza dimenticare la Gran Bretagna, dove l'ipotesi di una Brexit è tutt'altro da escludere.
Chi governerà la Spagna domani non lo sappiamo, e non si può neppure escludere l'ipotesi di un ritorno alle urne a breve.
Fatto sta che un governo minoritario del Pp, non osteggiato dai centristi di Ciudadanos, sarebbe comunque debole e in balia delle opposizioni nazionaliste e di sinistra. Molto difficile appare anche l'ipotesi di una alleanza tra il Psoe e i 'post-indignados' di Podemos, che con l'aiuto di qualche piccolo partito nazionalista potrebbero - ma è quasi fantascienza - riuscire a raggiungere la maggioranza assoluta dei seggi. Ma con Podemos al governo, le politiche di rigore finanziario rischierebbero di finire nel cassetto.
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