Spazio, è morto John Glenn, il primo astronauta americano in orbita

Spazio, è morto John Glenn, il primo astronauta americano in orbita
di Paolo Ricci Bitti
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Giovedì 8 Dicembre 2016, 22:05 - Ultimo aggiornamento: 11 Dicembre, 19:33

John Glenn è morto a 95 anni in ospedale, circondato dai familiari e dalla gloria: è stato il primo astronauta americano a volare in orbita attorno alla Terra il 20 febbraio 1962: tre giri attorno al pianeta, un paio di storiche frasi (Che vista tremenda e Gravità zero: sto benissimo) e il reale avvio dell'epopea spaziale americana ben rappresentata, con giustificata epica, dal film The right stuff, di Paul Kaufman, tratto dall'omonimo libro di Tom Wolfe, che ha ispirato almeno due generazioni di astronauti, a cominciare - lo ripete spesso - dall'italiano Luca Parmitano.

Nonostante lo smacco subito da parte dall'Unione sovietica, che aveva bruciato la Nasa e il presidente J.F. Kennedy spedendo in orbita Juri Gagarin il 12 aprile 1961, gli americani da Glenn in poi non subiranno più sconfitte.




Qualche mese prima, il 5 maggio 1961, la Nasa era riuscita a portare nello spazio suborbitale (oltre i 100 km di altezza, 116 miglia per l'esattezza) Alan Shepard, ma quella missione non rappresentò nemmeno un tardivo pareggio con l'impresa della Roscomos con Gagarin. Idem per quella di Gus Grissom il 21 luglio dello stesso anno. Solo con Glenn la navicella Usa Friendship 7 effettuò tre orbite complete come era riuscito al cosmonauta che non riuscì poi a invecchiare: Gagarin morì infatti a 34 anni in un incidente aereo. 

Una pellaccia, il marine Glenn, sopravvissuto a numerose missioni nella seconda guerra mondiale ai comandi di un caccia Corsair nel Pacifico e nella guerra di Corea prima sui jet F9 Panther e quindi sui jet F86-f Sabre: quasi 200 missioni nei due conflitti: in due occasioni vennero contati oltre 250 fori di proiettile nel suo velivolo. Una determinazione, la sua, che gli valse numerosi riconoscimenti.

Glenn, soprattutto, uscì vivo dal tempestoso rientro in quel primo volo in orbita con tanti malfunzionamenti della capsula che non vennero sbandierati per motivi di opportunità. Già essere selezionati  per il programma Mercury richiedeva comunque doti di grande equilibrio psichico e di resistenza fisica, oltre a una discreta fortuna perché alla fine degli anni 50 i test avvolti dal segreto spingevano mezzi e uomini oltre limiti sconosciuti. I sette prescelti si lasciarano alle spalle 561 candidati, il fiore dell'aviazione statunitense.

Due anni dopo la storica impresa Glenn lasciò la Nasa e, come ricorda anche l'Agenzia spaziale italiana che gli ha dedicato un lungo servizio ,  per i successivi 24 rappresentò l'Ohio per i Democratici al Senato degli Stati Uniti.

L'astronauta è morto al James Cancer Hospital nell'Ohio dopo aver compiuto 95 anni, ma quando ne aveva 77, nel 1998, tornò nello spazio a bordo dello Shuttle Discovery stabilendo un altro primato. Un grande divulgatore, perfetto per la tv, dotato di non comune ironia (Vi giuro di non sapere perché diavolo la Nasa mi rimanda nello spazio a 77 anni, ma ci torno volentieri), Glenn non ha mai smesso di raccontare la sua vicenda e di incoraggiare i giovani ad avvicinarsi alle tematiche spaziali.  

Con Glenn se ne va anche l'ultimo dei sette astronauti che la Nasa selezionò per lanciare il programma Mercury,  «John Glenn, nel 1962, fu l'ultimo vero eroe nazionale che l'America ha avuto», ha scritto Wolfe, «bisogna essere stati vivi in quel periodo per comprendere la reazione dell'intera nazione» a quella impresa. Glenn era l'incarnazione della Nuova Frontiera di Kennedy e per rappresentarla scelse la politica.
Divenne amico dei Kennedy e venne eletto al Congresso per 24 anni, fino al 1997 quando annunciò il suo ritiro. Non rifiutò l'idea di correre per la presidenza , presentandosi nel 1984 tra i candidati per la nomination democratica.

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