Nel filmato ricorrono immagini di minareti e di moschee distrutte. I «Balcani» disegnati dall'Isis sono quelli abitati in prevalenza da musulmani: «Albania, Kosovo, Macedonia, Bosnia». La «Jugoslavia è stata un'umiiazione». Ma è solo verso la fine del filmato che lo spot per l'Isis diventa palese: la scena si sposta a Raqqa, città nel nord della Siria dal 2013 controllata dallo Stato islamico, e sulle sponde del lago artificiale creato dalla diga sull'Eufrate, a ovest di Raqqa. Si mostra un jihadista che cammina per le strade di Raqqa tenendo per mano una bimba e in braccio un bimbo più piccolo. La presunta moglie, coperta con una stuoia nera da capo a piedi, lo affianca. «Qui si vive in dignità, in sicurezza, in famiglia? nessuno entra nelle vostre case e coglie le mogli scoperte?» afferma. Altre scene mostrano uomini seduti attorno a un tavolo a bere il tè e la voce fuori campo ripete in maniera ossessiva: «Qui c'è sicurezza e pace». Un padre accompagna il figlio a un parco giochi. Il bimbo indossa una tuta mimetica e un turbante nero, ha in mano una lattina di una bibita e scende sullo scivolo sorridendo. «Ci preparano a essere pecore per il prossimo massacro», avverte uno dei jihadisti parlando in bosniaco e riferendosi ai governanti della Bosnia e degli alleati «crociati». «Unitevi ai ranghi del Califfato!».
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