Lo ha detto il ministro dell'Interno, Angelino Alfano, intervenendo alla presentazione di un rapporto sullo Stato Islamico realizzato dalla Fondazione Icsa. «A Bruxelles, nell'ambito delle iniziative della Commissione Europea - ha ricordato Alfano - abbiamo convocato a cena i rappresentanti delle aziende che gestiscono le 'communities' in rete e la stessa cosa vogliamo fare in Italia: ci devono aiutare e devono collaborare con le forze di polizia monitorando il web allo scopo di individuare i sintomi di progettualità terroristiche».
Il ministro ha definito lo Stato Islamico «non un'emergenza, ma una sfida lanciata da chi ha ambizioni, soldi e uomini pronti a combattere che nessuna organizzazione ha mai avuto. Ed alla sua chiamata rispondono migliaia di occidentali che si riconoscono in quel progetto, vanno nei teatri di guerra e poi pensano di tornare a casa per fare attentati. Oltre 50 - ha aggiunto - sono partiti dall'Italia, in maggioranza non italiani».
Alfano ha quindi ribadito che «è pronta la legge per colmare il vuoto legislativo che impedisce la punibilità di chi vuole andare a combattere non essendo un reclutatore, ma un reclutato. E puntiamo anche ad esercitare sui sospetti combattenti controlli di polizia come quelli fatti per i mafiosi».
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