Uomini armati hanno fatto irruzione in un centro di cura del virus Ebola a Monrovia, capitale della Liberia, saccheggiandolo e provocando la fuga di 29 malati. Lo hanno reso noto fonti concordanti sul posto, precisando che l'attacco è avvenuto nella notte tra ieri e oggi.
Gli assalitori «hanno sfondato le porte e hanno saccheggiato i locali. Tutti i malati sono fuggiti», ha riferito Rebecca Wesseh, testimone dell'attacco. A confermare il suo racconto, anche le parole di abitanti della zona e il segretario generale dei lavoratori della sanità in Liberia, Georges Wil. La Liberia è uno dei tre Paesi dell'Africa Occidentale più colpiti dall'epidemia di febbre emorragica. Secondo l'Oms (Organizzazione mondiale della sanità) ha già avuto 413 morti.
L'allarme dell'Oms. «Non abbiamo mai visto una cosa del genere prima.
Accanto all'Oms scende in campo anche il Pam (Programma alimentare mondiale) che ha deciso di distribuire aiuti alimentari a più di un milione di persone (finora ne portava solo per poche migliaia) e di installare computer collegati con l'Organizzazione in tutti i Paesi colpiti, in modo da seguire in tempo reale l'evoluzione dell'epidemia. Il virus Ebola è comparso per la prima volta nel 1976 ma la febbre emorragica che sta devastando l'Africa Occidentale da cinque mesi non ha precedenti per virulenza e rischio di propagazione. Proprio perchè ad essere colpite sono città molto popolose, dove mancano servizi igienici e sanitari di base. Finora le vittime sono 380 in Guinea, 413 in Liberia, 348 in Sierra Leone e 4 in Nigeria. «Ma questi numeri - ha tenuto a sottolineare Joanne Liu - sono solo la punta di un iceberg» di cui non si conoscono le dimensioni. Il contagio avviene per contatto diretto con sangue, sperma, saliva, sudore, vomito e feci. E anche i tessuti di persone e animali malati, vivi o morti che siano, contribuiscono a diffondere il virus. Casi sporadici si sono registrati o si sono temuti in persone arrivate in altri continenti dopo essere stati in questi Paesi.
L'allarme ora ha raggiunto anche le Olimpiadi della Gioventù in programma in Cina, a Nanchino. Ad alcuni atleti (nuotatori e lottatori) il Cio (Comitato olimpico internazionale) ha deciso di vietare la partecipazione, gli altri verranno sottoposti a controlli medici molto frequenti per tutta la durata dei Giochi.
L'ultimo appello è della Croce Rossa: «Tutti i governi devono mobilitarsi a livello internazionale. È ormai giunto il momento di dare il massimo. Poi potrebbe essere troppo tardi». In serata il Kenya ha risposto decidendo la chiusura delle frontiere, a partire da martedì, a viaggiatori provenienti da Liberia, Sierra Leone e Guinea.