Corea del Nord: «Prossime mosse legate a comportamento Usa». Kim: «Il missile sul Giappone solo l'inizio»

Corea del Nord: «Prossime mosse legate a comportamento Usa». Kim: «Il missile sul Giappone solo l'inizio»
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Mercoledì 30 Agosto 2017, 08:35 - Ultimo aggiornamento: 31 Agosto, 07:58

Il leader nordcoreano Kim Jong-un ha presieduto le operazioni di lancio del missile balistico intermedio che ieri mattina ha sorvolato il Giappone cadendo nel Pacifico dopo la traiettoria di 2.700 chilometri: lo riporta l'agenzia Kcna confermando che il vettore usato è un Hawsong-12, stesso di un ipotetico attacco al territorio americano di Guam. Kim ha espresso soddisfazione per la «piena riuscita» del test, mentre il Nord continuerà a osservare «il comportamento degli Usa» prima di prendere decisioni sulle azioni future.

«Il dialogo non è la risposta» alle minacce. Lo pensa Donald Trump, che in un tweet ha spiegato che «gli Usa stanno dialogando con la Corea del Nord, e pagando denaro da estorsione, da 25 anni». Le sue parole arrivano all'indomani del lancio di un nuovo missile da parte di Pyongyang, che ha sorvolato il Giappone prima di schiantarsi nel Pacifico. Ieri il presidente Usa aveva risposto al gesto dicendo che «tutte le opzioni sono sul tavolo». Il consiglio di sicurezza dell'Onu ha poi condannato il gesto ma il regime di Kim Jong Un ha rinnovato le sue minacce a Guam, isola nel Pacifico occidentale nonchè territorio Usa. Lo aveva già fatto a inizio agosto, quando aveva detto che avrebbe lanciato missili nelle acque vicino all'isola ma poi il duello a parole tra Kim e Trump si era spento.

A smorzare i toni il capo del Pentagono. «No, abbiamo sempre delle soluzioni diplomatiche»: così James Mattis - secondo quanto riportano alcuni media Usa - ha risposto a chi gli chiedeva se la strada del dialogo con Pyongyang fosse chiusa.


Kim ha invitato a scegliere altri target per i test balistici nel Pacifico chiarendo che il lancio di ieri è stato «il primo passo delle operazioni militari dell' Esercito popolare di Corea nel Pacifico e un significativo preludio per il contenimento di Guam», oltre che una risposta alle manovre militari congiunte in corso tra Seul e Washington. «È necessario spingere positivamente in avanti il lavoro in modo da mettere le nostre forze strategiche su basi moderne effettuando più test balistici con il Pacifico come target per il futuro», ha detto il leader, nel resoconto della Kcna. Guam, distante poco più di 3.000 chilometri da Pyongyang, è la sede di strategiche e importanti basi navali e aeree americane, pronte a supportare azioni Usa nella penisola coreana in caso di di emergenze. La scorsa settimana il segretario di Stato Rex Tillerson ha accolto positivamente il proposito del Nord di accantonare le provocazioni dopo il nulla di fatto della minaccia di lancio di quattro missili verso Guam, auspicando la speranza di un dialogo possibile «in un futuro vicino».

Dopo un mese di calma, il Nord ha lanciato nel fine settimana tre missili a corto raggio, seguiti ieri dal Hwasong-12 in quello che potrebbe valere come un messaggio che non c'è alcun bluff nei piani ampiamente annunciati di attacco a Guam. Il presidente Donald Trump ha messo in guardia ieri che «tutte le opzioni sono sul tavolo», incluse quelle militari, in risposta all'ultima intemperanza nordcoreana. La scorsa settimana Pyongyang ha diffuso le foto, durante una ispezione sul campo di Kim, del possibile sviluppo di vettori a lancio sottomarino e combustibile solido, noti come Pukguksong-3, e di un missile intercontinentale Hwasong-13.


Il consiglio di sicurezza dell'Onu all'unanimità «condanna fermamente» il lancio del missile della Nord Corea. La dichiarazione diffusa in nottata dall'Onu chiede agli Stati membri di «attuare pienamente, in modo rigoroso e veloce» le sanzioni imposte dalle Nazioni Unite. E condannando Pyongyang «per le sue azioni oltraggiose e le minacce contro un altro Stato» chiede che «tali atti cessino immediatamente». Alla riunione del Consiglio delle Nazioni Unite Cina e Russia hanno ribadito la loro posizione contro una soluzione militare alla crisi.

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