Elezioni in Austria, così Vienna allarma Italia e Usa: un piano per fermare i profughi

Elezioni in Austria, così Vienna allarma Italia e Usa: un piano per fermare i profughi
di Marco Conti
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Lunedì 25 Aprile 2016, 09:25 - Ultimo aggiornamento: 11:57

dal nostro inviato

HANNOVER ««Bene la leadership della Merkel» nell'emergenza migranti, che la pone «dalla parte giusta della Storia». Parole, quelle pronunciate ieri da Barack Obama, che devono far piacere ai tedeschi che spesso si sono ritrovati dalla parte sbagliata. Un po' come rischiano ora gli austriaci, che dopotutto tedeschi lo sono anche loro, e che ieri - al primo turno delle elezioni presidenziali - hanno fatto vincere il Fpö, partito xenofobo e anti-europeo. Ritrovarsi dalla parte giusta non è però detto che eviti i problemi e in questo momento anche la Germania di Angela Merkel è sotto pressione per l'avanzare di “Alternative per la Germania”, partito molto simile a quello che fu di Haider.

L'ULTIMO VIAGGIO
Barack Obama torna in Europa, probabilmente per l'ultimo viaggio del suo secondo mandato, e chiama a raccolta i principali leader europei che si vedranno oggi nel castello di Herrenhausen alle porte di Hannover. Ci sarà anche Matteo Renzi al summit a cinque che vedrà intorno ad uno stesso tavolo anche il presidente francese Hollande e il primo ministro inglese Cameron. Convinto che il fronte transatlantico potesse fare da solo, Obama nei suoi quasi otto anni di permanenza alla Casa Bianca si è molto concentrato sulle sfide globali e su come arginare il vero concorrente degli Usa: la Cina. L'Europa, avvolta da una crisi economica che sta mettendo a rischio la sua tenuta, ha però messo presto in evidenza tutte le sue contraddizioni e fragilità ritrovandosi preda di partiti xenofobi, populisti ed anti-europei. Il risultato di ieri delle elezioni presidenziali austriache, con la vittoria al primo turno del Fpoe è l'ultima conferma che allarma Washington, imponendo una ripresa di iniziativa che Obama compie nell'ultima parte del suo mandato.
 
LA FRONTIERA
La vittoria dei populisti in Austria per Renzi non giunge inattesa anche se preoccupa per ciò che potrebbe accadere al Brennero, frontiera che gli austriaci sono pronti a chiudere - con la soddisfazione di Berlino - qualora dovessero arrivare nuove ondate di migranti. Ciò che è accaduto ieri in Austria rende quanto mai importante il vertice di oggi in Bassa Sassonia. Gli Stati Uniti hanno bisogno di un'Europa forte al proprio fianco e l'agenda lo conferma visto che si parlerà di Siria, come di Libia, di migranti, del rapporto con la Russia e, soprattutto, del trattato di libero scambio Europa-Usa al quale Obama tiene particolarmente e che proprio Berlino osteggia maggiormente. Proprio sulla Libia potrebbero venir fuori novità interessanti a patto che, ha ricordato ieri Obama, «il governo si possa insediare». L'idea è quella di allargare l'operazione “Sophia” fin dentro le acque territoriali libiche riportando sulle coste i migranti. Per far ciò occorre però il via libera del premier libico Serraj e dei Ventotto, oltre del sostegno americano che oggi Obama darà come segno dell'attenzione che gli Usa hanno per alleati sotto forte pressione. La chiusura della rotta balcanica rischia infatti di spostare i flussi alla Libia e l'esodo non sarebbe meno pesante per paesi come l'Austria o la Germania. Meglio quindi accelerare per evitare che la bella stagione scodelli sulle coste italiane decine e decine di profughi.

LA SPINTA ALLA CRESCITA
Il presidente americano in Germania riunisce quattro leader europei in vista del G7 in Giappone di fine maggio e del vertice Nato di luglio. La stagnazione economica del Vecchio Continente preoccupa Obama da sempre su questo punto più in sintonia con l'Italia di Renzi che con il blocco tedesco pro-austerity. È stato lo stesso Obama ieri pomeriggio, durante la conferenza stampa che ha chiuso il bilaterale con la Merkel, ad aver ammesso di aver «discusso con la Cancelliera anche di come spingere la crescita economica europea». La ricetta di Washington poco si cura del debito pubblico ma punta diritto a creare lavoro attraverso investimenti pubblici e privati. La Germania che non vuole sentir parlare di eurobond, accusa il colpo ma non sembra voler cedere neppure quando gli viene ricordato il surplus nelle esportazioni. Oggi si parlerà anche di Russia e delle sanzioni che verranno tolte «solo se rispetterà gli accordi», ha già detto Obama. Un colpo al cuore per la Cancelliera che con Mosca continua a fare affari. Gli americani tirano però dritto e si apprestano a “scaricare” nelle basi Nato una valanga di armi in funzione anti-russa.

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