Attacco delle milizie a convoglio jihadista uccisi in Libia due ostaggi italiani

Attacco delle milizie a convoglio jihadista uccisi in Libia due ostaggi italiani
di Cristiano Tinazzi
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Venerdì 4 Marzo 2016, 08:06 - Ultimo aggiornamento: 10:11

Fausto Piano e Salvatore Failla, due dei quattro tecnici italiani sequestrati in Libia lo scorso ventinove luglio, sarebbero deceduti durante uno scontro a fuoco avvenuto mercoledì notte a Sabrata, città situata lungo la costa tra Tripoli e il confine con la Tunisia. A riferirlo sono state inizialmente fonti legate alle brigate locali che da giorni sono impegnate in combattimenti contro cellule dello Stato Islamico.
LA CONFERMA

La notizia è poi rimbalzata in Italia dove ha avuto parziale conferma (ma sarebbe quasi certa la loro identità) da parte della Farnesina, anche se l'identificazione definitiva sarà fatta solo al recupero delle salme. La stessa cosa viene riferita dal direttore del Dipartimento delle Informazioni per la Sicurezza, l'ambasciatore Giampiero Massolo, che precisa: «Non abbiamo i corpi e dobbiamo aspettare di averli per fare l'esame autoptico. Ci sono altri due da salvare e non bisogna dire cose che possano compromettere le attività che sono in corso». Piano e Failla erano infatti stati sequestrati insieme a Filippo Calcagno e Gino Pollicardo, tutti dipendenti della società di costruzioni Bonatti.
IL SEQUESTRO

Il gruppo, nonostante le ripetute segnalazioni di sequestri avvenuti proprio sulla strada costiera che porta dal confine tunisino a Tripoli, era entrato in Libia senza «le opportune verifiche di sicurezza, in orari non consoni per il viaggio su strada e senza aver avvertito la municipalità di Sabrata», riferisce il comandante militare della città. Dopo un periodo di detenzione comune, i quattro sarebbero stati divisi. Un paio di settimane fa le autorità militari di Sabratha hanno anche ricevuto un video sui rapiti, riferisce una fonte locale, che avrebbero poi tentato di girare alla Farnesina ma senza successo. Una delle ipotesi del silenzio italiano (se vera la ricostruzione) è che probabilmente i nostri servizi avevano già avuto quella testimonianza per altre vie. La dinamica della sparatoria dove sono morti Piano e Failla ha ancora molti buchi e girano differenti versioni, una delle quali riferisce di uno scontro armato durante un tentativo di trasferimento dei due.
DINAMICA DA CHIARIRE

Il luogo in cui questa sparatoria è avvenuto non è precisato, potrebbe trovarsi nel territorio tra Sabrata e Surman. Sono state diffuse anche alcune fotografie che mostrano i veicoli utilizzati dal gruppo dei rapitori crivellati di colpi e poi incendiati per motivi non chiari. A ucciderli quindi potrebbe essere stato proprio il “fuoco amico” delle milizie di Tripoli e non i rapitori. Altra versione è invece quella che riferisce di un attacco armato verso un nascondiglio Isis e i rapiti usati come scudi umani. Ad indicare il luogo dove si trovavano i due italiani sarebbe stato proprio l'autista che era con loro quando vennero rapiti. L'uomo è stato arrestato due giorni fa insieme al fratello, a sua volta legato allo Stato Islamico. Tra le vittime dello scontro a fuoco ci sarebbe anche una donna tunisina, mentre un'altra sarebbe sopravvisuta e ora si troverebbe nelle mani delle milizie governative. Secondo i media libici, sarebbe in qualche modo legata alla struttura criminale e potrebbe rivelare informazioni in merito agli altri due italiani rapiti. Che sono ancora vivi, dice Giacomo Stucchi, presidente del Copasir al termine dell'audizione del sottosegretario con delega ai servizi Marco Minniti, ascoltato dopo le tragiche notizie arrivate dalla Libia.
GLI SCENARI

L'identità dei rapitori non è chiara. È sempre stato ipotizzato che fossero una banda di criminali comuni, dediti a sequestri a scopo di estorsione. Ora arriva la pista Isis. Anche se le due attività, quella della criminalità comune e quella terroristica, spesso sono legate, la questione Isis in Tripolitania è diventata uno strumento di pressione da parte del governo di Tripoli nei confronti dei governi occidentali. Il problema c'è, esiste e va sradicato, ma fino a poco tempo fa le autorità libiche negavano presenze dello Stato Islamico sulla costa che va dalla capitale al confine tunisino, relegandolo a problema locale circoscritto nella regione di Sirte. Ora è diventato il nemico numero uno da abbattere.
IL VOTO

Il cambio di rotta potrebbe anche essere legato al voto di oggi a Tobruk che, si spera, darà l'assenso al governo Serraj e quindi a una richiesta ufficiale di aiuto che dovrà a sua volta dare il via ad una azione militare internazionale a guida italiana. E Tripoli non vuole essere messa nell'angolo.