«Speriamo che i primi cinema possano essere aperti nel marzo del 2018», ha dichiarato il ministro, secondo quanto riportato dall'agenzia Reuters. L'introduzione di questa forma di intrattenimento è tra gli obiettivi dell'ambizioso piano di riforme e differenziazione economica, Vision 2030, lanciato a aprile dal príncipe ereditario saudita bin Salman, figlio trentunenne secondogenito del sovrano.
A gennaio, la più alta carica religiosa del paese, il Mufti dell'Arabia Saudita, ha protestato contro la possibile apertura dei cinema e la realizzazione di spettacoli in questo paese ultraconservatore. Nella sua valutazione questo tipo di iniziative saranno fonte di depravazione. Secondo il Gran Mufti d'Arabia, i cinema «potranno offrire la fruizione di film libertini, osceni, immorali e atei, perchè offriranno anche film importati per cambiare la nostra cultura».
Anche se i cinema ufficiali sono ancora inesistenti, in Arabia Saudita, il lungometraggio "Il sogno di Wadjda", diretto dalla saudita Haifaa Al-Mansur, è stato presentato al festival del cinema di Venezia e di Abu Dhabi, ed è stato il primo a essere girato interamente nel paese.
Di formazione internazionale, filo-statunitense, bin Salman ha preso in mano l'economia dell'Arabia Saudita con l'obiettivo di trasformarla radicalmente entro il 2030. In particolare Vision 2030, lanciato nell'aprile del 2016, mira a privatizzare diverse strutture dell'Arabia Saudita - tra queste il colosso petrolifero Saudi Aramco, che dovrebbe andare in Borsa il prossimo anno diventando l'Ipo più grande di sempre - e, soprattutto, a ridurre la dipendenza del Paese dal petrolio.
© RIPRODUZIONE RISERVATA