Esodati, i leghisti occupano i banchi del governo in Parlamento

La protesta dei leghisti alla Camera
di Giusy Franzese
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Martedì 15 Settembre 2015, 18:55 - Ultimo aggiornamento: 17 Settembre, 17:58
Si alzano i toni dello scontro per la vicenda esodati. Dopo la manifestazione di stamani, organizzata da Cgil Cisl e Uil e alla quale hanno partecipato anche la Lega e Fratelli d’Italia, davanti al ministero dell’Economia a Roma, i leghisti hanno spostato la protesta in Parlamento occupando i banchi di governo per una manciata di minuti sia alla Camera che al Senato. «È solo l’antipasto di una serie di azioni eclatanti contro lo scippo dei fondi agli esodati» hanno poi annunciato i capigruppo del Carroccio di entrambe le camere, Massimiliano Fedriga e Gian Marco Centinaio. «Se agli esodati non saranno date garanzie e risposte adeguate faremo guerra a oltranza» è la minaccia.

Ma non è solo la Lega a chiedere al governo di varare una settima salvaguardia per coloro che, intrappolati a suo tempo dai requisiti più severi della riforma Fornero, sono rimasti senza stipendio e senza la possibilità di accedere alla pensione. Il problema è all’attenzione di tutte le opposizioni e anche di una parte consistente della stessa maggioranza. Alla manifestazione davanti al Mef stamattina, ad esempio, c’era anche il presidente della commissione Lavoro della Camera, l’ex ministro esponente della minoranza dem, Cesare Damiano, che da sempre si è mostrato particolarmente sensibile alla problematica degli esodati.



LE RISORSE AVANZATE

Il caso è scoppiato la settimana scorsa, quando in occasione di un’audizione alla Camera davanti alla commissione presieduta da Damiano, i rappresentanti del Mef hanno comunicato che le risorse dell’apposito fondo esodati non spese per il 2013-2014 verranno utilizzate per altri scopi. Insomma sono da considerare «perdute» e non potranno essere utilizzate per la settima salvaguardia. Dissidi anche sull’ammontare della cifra: il governo la quantifica in 500 milioni, i sindacati parlano di tre miliardi. In ogni caso si tratta di cifre notevoli.



IL NODO POLITICO

Il governo assicura: stiamo lavorando per una soluzione. Ieri sulla questione c’è stato un incontro tra i ministri Pier Carlo Padoan (Economia) e Giuliano Poletti (Welfare). E oggi una nota congiunta dei due ministeri ha ribadito la volontà di risolvere le situazioni di «disagio» dei lavoratori «rimasti senza occupazione nel 2011, con scarse possibilità di ricollocamento sul mercato del lavoro e prossimi alla pensione senza però averne maturato i requisiti». «Si tratta di una questione finanziaria e di impostazione. L’impegno del governo c’è» ha spiegato stamane il sottosegretario all’Economia, Pier Paolo Baretta, nei due diversi incontri tenuti a fine manifestazione, prima con i sindacati e poi con una quarantina di esponenti della Lega guidati da Matteo Salvini. Più che tecnico, però, - ha ammesso lo stesso Baretta - «il nodo è politico».



LA SETTIMA SALVAGUARDIA

I sindacati intanto insistono: le risposte devono arrivare subito. Sarebbero circa 50.000 le persone che potrebbero usufruire di una settima salvaguardia. Nel complesso i sei interventi di salvaguardia che si sono succeduti dal 2012 ad oggi hanno consentito a 170.000 persone di andare in pensione con i requisiti precedenti la legge Fornero. Le risorse stanziate per questi interventi sono state pari a 11,6 miliardi fino al 2020. Ma non tutte sarebbero a conti fatti impegnate.



OPZIONE DONNA

Oltre alla vicenda esodati, i sindacati protestano anche per la stretta annunciata dal Mef sulla cosiddetta “opzione donna”, ovvero la possibilità fino al 2015 per donne con 57 anni di età e 35 di contributi (con l'aggiunta di un anno di finestra mobile) di andare in pensione ricalcolando l’intero assegno con il metodo contributivo. Secondo l’interpretazione del Mef la data del 31 dicembre 2015 vale per la decorrenza (i requisiti vanno quindi raggiunti nel 2014). Questo stopperebbe le domande acquisite dall'Inps quest’anno che, secondo lo stesso Istituto, sono in forte crescita rispetto agli anni passati. A fine 2014 le richieste di uscita anticipata con l’opzione donna erano state 27.000, concentrate soprattutto dopo il varo della riforma Fornero.
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