Locri, il vescovo: immagini della Madonna di Polsi usate per insultare le forze dell'ordine sui social

Locri, il vescovo: immagini della Madonna di Polsi usate per insultare le forze dell'ordine sui social
di Mario Meliadò
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Martedì 26 Settembre 2017, 09:24 - Ultimo aggiornamento: 14:35
Non c’è pace per la Madonna di Polsi, la suggestiva frazione di San Luca in cui ha sede il Santuario mariano più visitato di tutto il Mezzogiorno. E il cattivo uso della straordinaria, diffusa devozione verso la Vergine venerata in questo spettacolare angolo di “profondo Aspromonte” passa ora anche dai social network.
 
Da sempre, secondo magistrati e forze dell’ordine qui si svolgono i più importanti summit ‘ndranghetistici. L’ex rettore del Santuario, don Pino Strangio, come appena ricordato da una puntata speciale di Presa Diretta è stato raggiunto da un avviso di garanzia con la pesantissima accusa di far parte del “direttorio” della ‘ndrangheta reggina e calabrese, nel contesto dell’inchiesta “Mammasantissima” della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria: addebiti che nel gennaio scorso lo hanno portato a lasciare il suo incarico. Solo pochi giorni fa, immaginette sacre che raffiguravano proprio la “Madonna della Montagna” sono state piazzate a bella posta davanti all’abitazione della 90enne Giuseppa Bonarrigo, madre di alcuni dei capibastone della potente cosca rosarnese dei Pesce. Adesso è il vescovo della diocesi Locri-Gerace, monsignor Francesco Oliva, a svelare le ultime magagne: la profondissima venerazione dei calabresi (e non solo) nei confronti della Madonna di Polsi è stata profanata nel profondo dagli alfieri delle cosche hi-tech.
 
Sì, perché le immagini della “Madonna della Montagna” sono state utilizzate in modo empio da esperti utenti di Facebook e altri social per fare da “amplificatore” agli insulti lanciati alle forze dell’ordine attraverso le nuove tecnologie. Sui vari social network, si legge in una nota diffusa dall’Ufficio Comunicazioni sociali della Diocesi jonica, «si moltiplicano di giorno in giorno i profili registrati con nomi e titoli di Santi e Santuari che diffondono immagini e notizie ingannevoli e lontane dal pensiero della Chiesa»; e proprio in questi giorni, si rimarca, l’icona della Madonna di Polsi e il nome del Santuario sono stati perfidamente adoperati come leva «per offendere le forze dell’ordine, da sempre impegnate per garantire sicurezza e legalità nel nostro difficile territorio».
 
Una strumentalizzazione clamorosa. Una pratica aberrante dalla quale «si dissocia totalmente» il Santuario così come il suo nuovo rettore, don Tonino Saraco. Ma in questa nuova frontiera dell’iconoclastia religiosa a tenere alto il vessillo della legalità, prim’ancora che della fede, è direttamente monsignor Oliva: «Ogni uso strumentale dell’immagine sacra della Madonna della Montagna di Polsi è sacrilegio», ribadisce, nel caldeggiare più alte soglie d’attenzione ai fedeli rispetto a messaggi fallaci veicolati tramite Internet, al punto da rimarcare in una nota stampa quelli che sono gli indirizzi web “certificati” della Diocesi, del giornale diocesano Pandocheion - Casa che accoglie e dello stesso Santuario mariano, quest'ultimo avviato soltanto un mese fa. 

Concetto che il vescovo locrese ha inteso ribadire con la massima solennità domenica scorsa, durante l'omelia in occasione dell'Esaltazione della Santa Croce proprio al Santuario aspromontano: ​«A nessuno è lecito usare l'immagine sacra della Madonna della Montagna di Polsi con le mani grondanti d'ingiustizia e sangue, lasciandosi guidare dai propositi d'iniquità e dall'arroganza mafiosa - ha scandito monsignor Francesco Oliva -. Non accada più che l'immagine sacra della Vergine venga associata a propositi di male».

 
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