Terrorismo, i due jihadisti condannati volevano colpire Roma: «Siamo nelle strade, i coltelli sono affilati»

Terrorismo, i due jihadisti condannati volevano colpire Roma: «Siamo nelle strade, i coltelli sono affilati»
di Claudia Guasco
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Mercoledì 5 Luglio 2017, 15:18 - Ultimo aggiornamento: 6 Luglio, 14:57

MILANO I due erano "assolutamente determinati ad 'ammazzare in Italia' e poi a raggiungere il territorio dello stato islamico". Qui sarebbe stato riconosciuto come valoroso il loro "pregresso atto di terrore, prestigioso biglietto da visita per l'arruolamento nelle milizia armate". Lo scrive la Corte d'Assise d'appello di Milano nelle motivazioni della sentenza con cui, a maggio, ha confermato le condanne a sei anni per il tunisino Lassaad Briki e per il pakistano Muhammad Waqas, arrestati nel 2015. Nelle intercettazioni parlano di un attentato da compiere in Vaticano e alla base Nato di Ghedi, in provincia di Brescia, e corredano i loro messaggi di indottrinamento su twitter con selfie in cui il Colosseo fa da sfondo. Secondo il collegio presieduto da Sergio Silocchi il reato di terrorismo internazionale, che giustifica arresti e condanne, "può avere a oggetto anche attività" solo "preparatorie".

"POPOLO DI ROMA, SIAMO NELLE STRADE"
Per i giudici l'Isis segue una "strategia della tensione diretta a sconvolgere le regole del vivere quotidiano e a restringere di conseguenza spazi di libertà individuale e di aggregazione, imponendo ai Paesi sotto minaccia un massiccio e logorante impegno nelle investigazioni e nella predisposizione di forze dell'ordine". Allo stesso tempo "istigando singoli individui" ad azioni terroristiche "prive di programmazione" e che dunque "difficilmente" possono essere "previste e sventate". Lo dimostrano i tweet lanciati da Briki nella sua incessante attività di istigazione, nei quali incita a commettere "atti di violenza con finalità terroristica nei confronti di cittadini italiani, riferendo come l'Isis fosse nelle strade con i coltelli pronti a commettere gravi delitti per la conquista di Roma". Il 16 aprile 2015 scrive: "Siamo già a Roma... Manca poco nostri coltelli sono affilati e pronti macellazione". Sotto l'immagine di una bandiera nera con il simbolo del Daesh avverte: "Aspettati una sorpresa... siamo in vostre strade". Il 21 aprile posta un ultimatum: "O popolo di Roma. Avete tre soluzioni: 1) accettare l'Islam 2) pagare jezia 3) nostri coltelli (jihad). A voi la scelta!". Pochi giorni dopo Briki si rifa vivo in rete con un testo in arabo: "Dio è grande. Lo Stato islamico è già nella terra di Roma. Siamo nella capitale dello stato italiano ahahah". Il messaggio è corredato da una foto con il Colosseo sullo sfondo e un manoscritto in arabo dal seguente significato: "Lo Stato islamico è qui e resterà qui a Roma".

BARBA E PIERCING
Dopo aver colpito in Italia, con queste ottime referenze Briki e Waqas progettavano un viaggio verso la Siria, con l'intenzione di raggiungere le milizie islamiche. Briki prepara il terreno dicendo di voler istruire i propri parenti affinchè non sporgano nessuna denuncia nel caso si fosse allontanato dall'Italia. I due si confrontano sulle diverse modalità e strategie da adottare per raggiungere la Siria aggirando i controlli delle forze dell'ordine sia italiane che turche. Waqas prospetta la possibilità di acquistare un biglietto andata e ritorno per il proprio Paese, il Pakistan, con scalo in Turchia dove avrebbe chiesto un visto d'ingresso per motivi turistici. Il manuale "How to survive in the west", sorta di giuda pratica per aspiranti jihadisti, cosiglia di comprare biglietti andata e ritorno al fine di non destare sospetti sulla reale destinazione dei viaggiatori oppure di "intraprendere una crociera, poiché presso gli scali navali i controlli dei passeggeri delle navi da turismo sono più suprficiali".

Briki, che porta la barba nella foggia tipica dei musulmani radicali, dice di volerla tagliare in occasione del viaggio e addirittura prende in considerazione l'ipotesi di farsi un tatuaggio o un piercing. L'unica perplessità di Waquas è lasciare la famiglia per arruolarsi in Siria, ma Briki lo conforta: "Partire per combattere quando si ha una famiglia è ancora più gradito ad Allah, perché maggiori sono il sacrificio e le rinunce a cui il mujahed va incontro".

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