Terrorismo, condannati a sei anni in appello a Milano due jihadisti legati all'Isis

Terrorismo, condannati a sei anni in appello a Milano due jihadisti legati all'Isis
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Mercoledì 24 Maggio 2017, 17:09 - Ultimo aggiornamento: 25 Maggio, 15:25
La Corte d'Assise d'Appello di Milano ha confermato le condanne a sei anni di carcere per terrorismo internazionale per il tunisino Lassaad Briki e per il pakistano Muhammad Waqas, arrestati nel luglio 2015 e che, intercettati, parlavano di attentati da compiere in Italia e in particolare alla base Nato di Ghedi, nel bresciano. I presunti jihadisti legati all'Isis sarebbero anche gli autori di selfie di propaganda e minacce emersi sul web due anni fa.

Waqas e Briki erano stati condannati in primo grado un anno fa e oggi la Corte, presieduta da Sergio Silocchi, ha confermato le condanne a 6 anni, come chiesto dal sostituto pg Maria Vulpio. I due, stando alla descrizione fornita nella requisitoria in primo grado da Maurizio Romanelli, allora capo del pool antiterrorismo milanese e oggi al Dna, erano «jihadisti della porta accanto»: addetto alle pulizie in un'azienda il tunisino, 37 anni, e autista in una ditta di distribuzione alimentare il pakistano, 29 anni. Entrambi, però, stando alle indagini del pm Enrico Pavone, erano parte «dell'associazione terroristica più pericolosa e più sanguinaria al mondo», l'Isis, e «ancora più pericolosi perché perfettamente integrati».

Sarebbero stati loro gli autori degli ormai famosi selfie di propaganda e minacce davanti al Duomo di Milano e al Colosseo di Roma. Fotografie, venute a galla sul web nella primavera del 2015, nelle quali comparivano cartelli con su scritto «siamo nelle vostre strade». In alcune intercettazioni dell'inchiesta, condotta dalla Digos e dalla Polizia postale, poi, Briki diceva di volere «entrare in una base militare in un Paese di miscredenti (...) una bella botta (...) se non ammazzo brucio un aereo».

Tra l'altro, lui e Waqas avrebbero effettuato anche dei sopralluoghi attorno alla base militare di Ghedi e, in più, dopo gli arresti del 22 luglio scorso il quadro si sarebbe addirittura aggravato perché gli investigatori sono riusciti a recuperare alcune chat che dimostravano che «l'Isis aveva preso in carico Briki e lo aspettava» in Siria. Waqas, invece, «ossessionato» dal voler colpire «dei carabinieri», avrebbe arruolato anche un giovane proponendogli di andare nei territori del sedicente Stato islamico dove «loro ti danno la casa, 500 o 600 euro ma solo perché non sei ancora capace di uccidere». Oggi i due imputati, fino all'ultimo, hanno cercato di difendersi con dichiarazioni spontanee per dire «non c'entriamo nulla con l'Isis e con il terrorismo». 

 
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