Sanità, spunta una rete: tangenti e voto di scambio

Sanità, spunta una rete: tangenti e voto di scambio
di Sara Menafra
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Mercoledì 5 Aprile 2017, 08:09 - Ultimo aggiornamento: 6 Aprile, 08:34
dal nostro inviato
NAPOLI Un sistema seriale che, per funzionare a dovere, prevede il pagamento di una tangente fissa «del 2 o 2,5%», per tutti gli appalti pubblici vinti e, in particolare, dicono le carte, per quelli negli ospedali e per una gara Consip da 13 lotti. Oltre a pagamenti a funzionari pubblici e politici e un imponente meccanismo di voto di scambio. Al centro della galassia, la più grande cooperativa d'Italia nel settore pulizie e management: il colosso Manutencoop, con sede a Bologna e ventimila dipendenti. Il risvolto dell'inchiesta della procura di Napoli, che ieri mattina ha portato a sei arresti per un caso di corruzione relativo a un appalto nell'ospedale Santobono Pausilipon di Napoli, sta tutto nel verbale di un imprenditore che ha vinto in cordata la gara, pagando 50mila euro di tangenti. Ma che, dopo le prime perquisizioni, ha deciso di raccontare gli accordi fatti con i vertici della mega cooperativa bolognese ai pm Henry John Woodcock e Celeste Carrano.

I VERBALI
«Rispetto alla richiesta di tangenti, due dirigenti di Manutencoop - racconta parlando dell'appalto al Santobono - senza colpo ferire e senza fare una piega mi dissero che erano assolutamente d'accordo e che per loro della Manutencoop la prassi era quella di pagare sistematicamente, nel settore degli appalti pubblici, il 2 - 2,5% del prezzo di aggiudicazione di tangente e non il 4%», il verbale di Pietro Coci, titolare della Euroservizi generali group, è esplicito. Davanti alle richieste provenienti dal Santobono, i cooperatori avrebbero accettato le richieste e le modalità di pagamento sarebbero state concordate non solo con i manager dell'area sud del colosso, prima Francesco Sciancalepore e poi Michele Codoni, ma pure con Federico Garavaglia, responsabile tecnico commerciale, e Danilo Bernardi, fino ad un anno fa direttore della divisione pubblico, poi passato alla gestione dei mercati internazionali. Tutti i manager sono ora indagati per corruzione.

POLITICI E CONSIP
Tra maggio e giugno 2016, Coci ha reso tre verbali, ora agli atti dell'inchiesta anche se coperti da ampi omissis e ha presentato anche una memoria scritta. Voto di scambio e pagamenti a funzionari pubblici e politici compaiono più volte nelle sue dichiarazioni e sono i «titoli» di altrettanti capitoli del suo memoriale. E si cita una gara Consip da 13 lotti sulla quale la procura ha avviato ulteriori accertamenti. Di certo, il ruolo di Manutencoop come catalizzatore di appalti è da tempo sotto i riflettori. L'anno scorso, l'Antitrust ha sospeso la gara monstre «Scuole belle» da 1,6 miliardi di euro perché la cooperativa bolognese era accusata di aver fatto cartello con un'altra coop, il Cns. E persino Alfredo Romeo e Italo Bocchino dicevano che Consip favoriva le cooperative perché «rappresentano un bacino di voti dal quale attingere».

I VERTICI DI MANUTENCOOP
Gli accordi per il pagamento delle tangenti avrebbero coinvolto anche i vertici di Manutencoop. «A luglio 2015 ho incontrato di persona il Bernardi - dice Coci parlando del direttore del settore pubblico - il quale in un primissimo tempo fece solo finta di non sapere nulla, immediatamente dopo fu proprio lui a propormi lo stesso escamotage ovvero il conferimento a me di un incarico consulenziale per 25mila euro che doveva servire per pagare la suddetta tranche di tangente». I pagamenti sarebbero finiti anche a Guglielmo Manna, avvocato del Santobono, indagato a Roma per un'inchiesta, che partiva sempre da Napoli, relativa alle pressioni che avrebbe fatto su alcuni esponenti del Pd, mentre la moglie, il giudice Anna Scognamiglio, era chiamata a pronunciarsi sull'applicazione della legge Severino al governatore campano Vincenzo De Luca.

A Bologna Squadra mobile e Fiamme gialle hanno effettivamente registrato due incontri tra Coci e figure di primo piano di Manutencoop. E al telefono uno dei dirigenti, Federico Garavaglia, visto che i pagamenti tardavano ad arrivare, rassicurava l'imprenditore campano: «Avrai la valuta», gli dice ad ottobre 2015. E quando il direttore della sezione pubblico cambia, lo invita a parlare con il nuovo responsabile, Codoni: «Io informo delle pappardelle però poi sai col diretto interessato è più chiaro». Ieri, con un comunicato, Manutencoop si è detta «completamente estranea ad ogni ipotesi di reato», ma la procura di Napoli ha già avviato un'azione di responsabilità amministrativa contro l'azienda.