Sabina Began nei dossier segreti del fiscalista

Sabina Began
di Valentina Errante
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Mercoledì 8 Gennaio 2014, 08:14 - Ultimo aggiornamento: 9 Gennaio, 09:19

Un file su Sabina Began, le verifiche di finanzieri infedeli e un giro di ricatti fatto soprattutto di intercettazioni illegali che riguardavano vip, uomini d’affari e politici. Poi gli atti giudiziari, nascosti nella cassaforte di padre Salvatore, il priore dell’ordine dei Camilliani finito in manette lo scorso novembre.

Paolo Oliverio, il commercialista che nel suo studio custodiva un archivio segreto, davanti ai pm ha fatto solo parziali ammissioni.

Si è limitato a riconoscere quanto era già stato scoperto, come il tresferimento di 3milioni di euro in una banca romena. Non ha spiegato invece quale uso facesse dei «numerosi documenti in formato pdf» che il Gico della Finanza gli ha sequestrato e sta ancora esaminando. Adesso l’inchiesta del pm Giuseppe Cascini punta al giro di ricatti, intrecciato ai rapporti con la malavita, la ’ndranghetra e le forze dell’ordine. Tra i tanti file ritrovati si lavora anche sul «numero 00488 denominato visto Sabina Beganovic», un documento che riporta un «apparente visto turistico» rilasciato all’”Ape regina”, ospite d’onore delle serate di Arcore. Adesso bisognerà stabilire se la Began fosse vittima di un ricatto o se Oliverio stesse curando una pratica per la soubrette.

I RICATTI

È soprattutto il file 000455, ”cell.spy 334” trovato in una pen drive sequestrata a Oliverio a suscitare sospetti. Scrive il gip che ha respinto l’istanza di scarcerazione: «Nel documento viene descritta la procedura per l’installazione di un software denominato ”spyphone” su un cellulare Nokia, utile per procedere ad attività di intercettazione di comunicazioni». Per il giudice, le esigenze cautelari sono immutate, «in ragione sia di quanto sta emergendo dall’assunzione di sommarie informazioni, sia di quanto sta emergendo dall’esame della documentazione, anche informatica, sequestrata. Si profilano infatti - continua il giudice - attività di gestione di società, rapporti con l’amministrazione finanziaria, rapporti con persone del mondo dello spettacolo che paiono prevedere il ricorso a pratiche quali la captazione non autorizzata di conversazioni, l’estorsione, l’intervento su procedure di controllo».

I FINTI CONTROLLI

E’ un altro file sequestrato a Oliverio a dare la misura degli affari illeciti del commercialista. Nel documento, archiviato con il nome di un esponente dell’ndrangheta, si legge: «Attenzione Franci, state marciando male tu e Paolo Oliverio, se chiudete verifiche della Gdf illegalmente e volete guadagnare solo voi state sbagliand. Franci la tua vita è in pericolo, se volete continuare i lavori in tranquillità e stare sereni dovete pagare 150mila euro al mese. Per il pagamento riceverete istruzioni tramite la Itr di cui l’amministratore è Paolo».

LA CASSAFORTE

Lo scorso novembre, nella cassaforte di padre Renato Salvatore, il prelato che ha affidato a Oliverio la gestione dell’ospedale di Casoria ed è finito in manette, i militari hanno trovato gli atti giudiziari sulla P3, inchiesta nella quale Oliverio era stato coinvolto. Il commercialista ha ammesso che i documenti più delicati venivano custoditi dai prelati. Così come riconosciuto di avere trasferito in Romania, dove ha sede legale l’ordine dei Camilliani, 3milioni di euro. Soldi che poi, proprio attraverso l’Ordine, potevano rientrare in Italia anche in contanti.