Rai, in arrivo il maxiconcorso: 9mila domande per 100 posti

Rai, in arrivo il maxiconcorso: 9mila domande per 100 posti
di Claudio Marincola
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Sabato 3 Gennaio 2015, 06:00 - Ultimo aggiornamento: 5 Gennaio, 20:34
IL CASO

ROMA In palio ormai da nove mesi, il tempo di una gestazione, ci sono 100 posti da precario-Rai. Più che un corsa a ostacoli sarà una lotteria. Se al termine di un'attesa infinita si supererà la selezione si finirà infatti in un bacino dal quale l'azienda potrà pescare per «future esigenze». Alla fine si verrà assunti, certo, ma solo con un contratto a tempo determinato. L'aspirazione di novemila candidati, quante sono le domande recapitate all'azienda entro il 24 aprile scorso, data in cui scadeva il bando.

Talmente tante che l'Ufficio risorse umane, sopraffatto dai faldoni, ha emanato un secondo bando per affidare ad una società esterna l'esame delle candidature. Altri costi, altro tempo, altri problemi. Perché trattandosi di gara europea l'iter non si concluderà prima di febbraio. Così che il primo mese utile, se tutto va bene e se non ci saranno altri intoppi, sarà marzo. E sarà solo la prima “estrazione” del terno al lotto: lo svolgimento dei multiple choice test. Al termine della selezione verrà formata una graduatoria valida per 3 anni. La Rai potrà attingervi per le sostituzioni e il turn over. L'accordo siglato tra azienda e sindacato interno dei giornalisti (Usigrai) è mirato alla trasparenza. Vuole evitare che tra servizio pubblico televisivo e Palazzo continuino a esserci porte comunicanti, lottizzazioni, lobbies. L'impegno sottoscritto tra le parti prevede che tutto si concluda entro il settembre 2015, cosa che al momento sembra difficile. Entro gennaio verrà formata la commissione composta da membri esteri e interni. Alla fine di febbraio verranno valutati i requisiti di ammissibilità. Dopo la prima scrematura resteranno in corsa 400 candidati chiamati a svolgere una prova scritta, un testo per la tv o per la radio. Ci sarà poi la prova in inglese, quindi il colloquio conoscitivo e l'eventuale test sulla seconda lingua straniera scelta dal concorrente. Bisognerà ovviamente saper utilizzare il web, avere familiarità con i social net work, redarre un tweet di 140 caratteri, etc, etc.

Insomma non sarà una passeggiata. Anzi. Se in passato si entrava in Rai con la spinta del politico di turno, questa volta sarà molto difficile se non impossibile atterrare in Viale Mazzini grazie al classico “calcio”. Anche se le polemiche come sempre non mancheranno e già ci sono state per la valutazione del curricula, i punti da assegnare ai titoli di studio e alle specializzazioni. E va sè che se dovessero esserci ricorsi - incrociamo le dita - i tempi si allungherebbero ancora.

DOPPIO CONTENZIOSO

In attesa degli esterni non si è ancora risolto intanto il contenzioso con gli interni, i 34 giornalisti risultati idonei nel concorso dell'ottobre 2013 ma rimasti fuori. La selezione era aperta al personale inquadrato con un profilo diverso che però svolgeva mansioni giornalistiche. Una sorta di sanatoria utilizzata per integrare gli organici delle sedi regionali e naturalmente alleggerire il lavoro dell'ufficio legale.



ARRIVA IL PARERE

Il “concorsone” arriva in un momento delicato. E non solo per i tagli che hanno ridotto di 150 milioni gli introiti del canone. L'8 gennaio prossimo la Commissione di vigilanza parlamentare inizierà a votare per dare il suo parere sul piano-Gubitosi, l'accorpamento delle testate giornalistiche e la riduzione dei Tg.

Una rivoluzione in stile BBC che trova sponsor tra i renziani e molte resistenze a Saxa Rubra specie tra i direttori. I giornalisti Rai (circa 1.650) chiedono che non venga penalizzata la qualità del servizio pubblico e vedono nell'accorpamento un ridimensionamento, un assist alla concorrenza. Roberto Fico, presidente della commissione di Vigilanza ha garantito che a San Macuto non si farà melina.

Per evitare scontri frontali - e in un momento in cui l'attenzione generale sarà rivolta sul Quirinale, sul successore di Giorgio Napolitano - la previsione è che il parere della Commissione sarà interlocutorio, lasciando che a scontrarsi con le redazioni sia Luigi Gubitosi, il direttore generale il cui mandato scadrà ad aprile. Non è però escluso che si vada verso una prorogatio del consiglio di amministrazione di almeno sei mesi in attesa che il governo metta mano alla riforma complessiva della Rai, a cominciare dalla governance.

«Se c'è la volontà politica, si può riformare l'azienda anche in 4 mesi», ha chiarito il deputato dem Michele Ansaldi, segretario della Vigilanza. Il tentativo di insierire il canone nella bolletta elettrica è stato per il momento accantonato. C'è il rischio che l'evasione aumenti. La Rai è un pallino fisso del premier Renzi. Nella conferenza stampa di fine anno ha incluso la riforma del servizio pubblico tra le priorità del 2015 parlando di «progetto comune» e «condivisione». Parole da tempo in disuso nei corridoi di Viale Mazzini.