Ragusa, tenta di rapire una bimba. Il pm nega l'arresto e il ministro manda gli ispettori

Ram Lubhaya e a sinistra il procuratore Carmelo Petralia
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Domenica 21 Agosto 2016, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 23 Agosto, 11:56
«Tentativo di rapimento», insiste la procura di Ragusa. «No, un sequestro vero e proprio», ribattono i genitori della bimba di 5 anni che lo scorso martedì, sul lungomare di Scoglitti (Ragusa), è stata presa in braccio dall'indiano Ram Lubhay, 43 anni, «per non oltre 45 secondi, allontanandosi per non più di 10 metri», trapela dal
verbale che contiene le dichiarazioni di un testimone.

Il pm Giulia Bisello, codice alla mano, sulla base del rapporto dei carabinieri e senza sentire Lubhay, aveva deciso di non convalidare il fermo. Bersagliata dalle polemiche, dal disappunto di cittadini che hanno sommerso di telefonate il centralino del 112, ieri ha convocato e interrogato a lungo l'indiano, confermando la sua linea: il reato di tentato rapimento non prevede l'arresto, ma la denuncia a piede libero. 

Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha deciso di avviare accertamenti sulla vicenda. Più precisamente, come specificano da via Arenula, si tratta di «verifiche preliminari». Orlando ha in sostanza richiesto informazioni sull'accaduto attraverso l'organo a ciò preposto, e cioè l'Ispettorato del ministero. Le valutazioni affidate alla discrezionalità del magistrato, viene sottolineato, «naturalmente non sono sindacabili». E solo se fossero ravvisabili «abnormità o violazioni di legge tali da essere sottoposte a valutazioni disciplinari» il ministro agirà di conseguenza.

Ma il procuratore della Repubblica, Carmelo Petralia, difende senza esitazioni la scelta del suo sostituto. E di fronte alla decisione del guardasigilli, rincara la dose: «Rientra nei suoi poteri - dice Petralia - ma avrei gradito una dichiarazione di solidarietà nei confronti di un magistrato che applica la legge e che è fatta segno di pesanti e volgari offese di internauti, esponenti politici e non», annunciando che della questione si occuperà la procura di Messina «alla quale trasmetteremo gli atti e i documenti di cui siamo in possesso».

La mamma della bimba non le manda a dire: «Questa legge mi fa vomitare. Ci è stato detto che l'indagato non ha concluso il reato: lo dovevamo perdere di vista per poter dire che stava portando via la nostra bambina». E spiega che l'indiano «si è fermato perché noi l'abbiamo bloccato. La teneva molto stretta a sé, con il faccino quasi sotto la sua ascella. Speravamo che questa persona venisse anche solo espulsa dall'Italia».

L'avvocato Biagio Giudice, legale di fiducia di Lubhay, spiega che il suo assistito «ha risposto a tutte le domande del pm, ha fornito la propria versione dei fatti e si è proclamato innocente. In sede di processo cercheremo di dimostrare la sua estraneità all'ipotesi di reato contestato».

L'indiano si guadagna da vivere facendo tatuaggi all'hennè in spiaggia, e la notte rimane spesso a dormire sull'arenile di Scoglitti. I carabinieri, che l'hanno cercato per condurlo all'interrogatorio, l'hanno trovato a Vittoria, in un casolare occupato da altri extracomunitari. 

Sul fronte politico, gli esponenti del centrodestra non risparmiano critiche alla procura. «Funziona così la giustizia in Italia? Se l'immigrato fosse riuscito nel suo intento allora si sarebbe potuto procedere con la carcerazione. Poiché è stato fermato dalle urla della gente, allora è come se non avesse mai
commesso nulla.
Che vergogna!», dice Maurizio Gasparri, di Forza Italia. «Quando manderemo a casa i pagliacci che ci governano reintrodurremo il reato di immigrazione clandestina e la certezza della pena e follie come queste non succederanno più», scrive su Facebook il presidente di Fratelli d'Italia, Giorgia Meloni. E mentre Roberto Calderoli, vice presidente del Senato e Responsabile organizzazione e territorio della Lega Nord chiede l'intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per Daniela Santanchè (FI), «il pm è in preda alla schizofrenia più totale». «L'Italia è davvero il paese della cuccagna, avrà pensato l'indiano. Come è possibile negare il pericolo di ripetizione del reato? Il messaggio passerà sicuramente anche all'estero: se vuoi essere mantenuto e delinquere, vieni in Italia», aggiunge Lucio Malan, sempre di Forza Italia. 




 
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