Le frase del collaboratore ha esasperato uno scontro già piuttosto acceso tra il pm della DDA Alessandro Milita e la difesa, iniziato dopo i tanti «non ricordo» pronunciati da Della Corte, la cui credibilità è stata messa in dubbio da una serie di circostanze apparse «molto strane» alla difesa; come quando il pentito ha affermato che il clan dei Casalesi ha sempre appoggiato Cosentino alle elezioni, anche «alle provinciali dei primi anni '80». «Quella tornata elettorale c'è stata nel 1980 e lei aveva 10 anni e mezzo. Già si occupava di politica?» ha chiesto De Caro. «No, però ricordo che Cosentino si era presentato con il simbolo del 'sole nascente'».
Il pentito, proveniente da una famiglia da sempre impegnata in politica, con due zii ex sindaci di Villa di Briano, ha poi però detto di «non ricordare se mio fratello, che si candidò alle comunali, fu eletto». «Di Cosentino ricorda tutto però» ironizza De Caro. Della Corte ha poi confermato, come dichiarato nell'esame del pm del 27 gennaio scorso, «l'interessamento di Cosentino per i lavori di metanizzazione dell'Agro-aversano». I legali di Cosentino hanno fatto notare che «le opere furono realizzate dalla Coop rossa Concordia di cui grande sponsor fu l'ex senatore del Pd Lorenzo Diana». «Di Diana non so nulla» ha risposto Della Corte; De Caro ha poi depositato della documentazione scaricata da internet relativa proprio sui rapporti tra la Concordia e l'ex parlamentare di centrosinistra grande accusatore di Cosentino.
Scontro anche quando l'avvocato Letizia ha provato a saggiare l'attendibilità del teste con alcune domande su un triplice omicidio per cui Della Corte è imputato insieme a Nicola Schiavone, figlio del boss Francesco Schiavone «Sandokan». «Queste domande non sono pertinenti con l'oggetto della causa in corso», è intervenuto Milita. «Questo è ostruzionismo - ha detto il legale - alla difesa non viene data la possibilità di fare il proprio lavoro, mentre il pm pone tutte le questioni che vuole». «Quello - ha detto Cosentino riferendosi al pm - non vuole la verità».
L'udienza si è conclusa dopo oltre cinque ore. Si tornerà in aula il 10 marzo.
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