Il Papa ai giovani: «Non guardate la vita affacciati al balcone»

Il Papa ai giovani: «Non guardate la vita affacciati al balcone»
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Sabato 30 Novembre 2013, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 11:57

Il Papa incontra i giovani universitari degli atenei della capitale e li esorta a non lasciarsi condizionare dall'opinione dominante, dall'omolgazione. «Non si può vivere senza guardare le sfide, senza rispondere alle sfide», dice Bergoglio parlando a braccio. «Non guardate la vita dal balcone», ammonisce. Solo rimanendo «fedeli ai principi etici e religiosi cristiani - li avverte Bergoglio - troverete il coraggio di andare anche contro-corrente. Nel mondo globalizato, potrete contribuire a salvare peculiarità e caratteristiche proprie, cercando però di non abbassare il livello etico».

Nella Basilica Vaticana papa Francesco presiede la celebrazione dei Vespri della prima domenica di Avvento. In Basilica anche il sindaco di Roma, Ignazio Marino.«La pienezza della vita cristiana che Dio compie negli uomini - osserva il Papa - è sempre insidiata dalla tentazione di cedere allo spirito mondano. Per questo Dio ci dona il suo aiuto mediante il quale possiamo preservare i doni dello Spirito Santo, la vita nuova nello Spirito che egli ci ha dato». Il Papa sprona i giovani: «Cari giovani universitari, la vostra volontà e le vostre capacità, unite alla potenza dello Spirito Santo che abita in ciascuno di voi dal giorno del vostro battesimo, vi consentono di essere non spettatori, ma protagonisti degli accadimenti contemporanei». E li invita a non rassegnarsi e a volare alto: «sono diverse le sfide che voi giovani universitari siete chiamati ad affrontare con fortezza interiore e audacia evangelica. Il contesto socio-culturale nel quale siete inseriti a volte è appesantito dalla medicorità e dalla noia. Non bisogna rassegnarsi alla monotonia del vivere quotidiano, ma coltivare progetti di ampio respiro, andare oltre l'ordinario: non lasciatevi rubare l'entusiasmo giovanile! Sarebbe uno sbaglio anche lasciarsi imprigionare dal pensiero debole e dal pensiero uniforme, come pure da una globalizzazione intesa come omologazione».

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