Le frane contagiose/ Ma nell’ex rifugio dei Papi la tutela diventi cosa sacra

di Claudio Strinati
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Mercoledì 5 Settembre 2018, 00:12 - Ultimo aggiornamento: 15:34
Oscar Wilde, che di comunicazione se ne intendeva, ha sempre ricordato come la Vita imiti l’Arte più di quanto l’Arte non imiti la Natura. Il paradosso è lampante. L’Arte è imitazione della Natura, e questo principio è stato giudicato per secoli come incontrovertibile.

Anche se da un bel po’ di tempo egregi studiosi non ne sono più tanto convinti. Ma che cosa è la Natura? E che cosa è l’Arte? Basta porsi queste due semplici domande per capire come il paradosso wildiano non sia poi così strampalato. Con l’ informazione è la stessa cosa. La Notizia viene formulata sulla base dei fatti che accadono. E se i fatti che accadono avvenissero in realtà in conseguenza di una Notizia precedentemente formulata? E’ un paradosso strampalato. Eppure….
Crolla il ponte a Genova e poco dopo crolla il tetto di una antica chiesa a Roma.

Il primo è un evento gigantesco e di terrificante impatto sulla coscienza collettiva e sulla vita stessa di tante persone. Poco dopo si rompe un pezzo della Rupe Tarpea, ma l’impressione è minore. Poi sembrano sbriciolarsi, ma fino a che punto non è chiaro a giudicare dalle immagini, le mura che sostengono il Passetto di Borgo a Roma. Risultato: l’ Italia è allo sfascio. O perlomeno questa sembra la Notizia che scaturisce inquietante come sintesi dei recenti accadimenti.

Non negherei perentoriamente tale tesi ma facciamo attenzione a un dato: più ci si allontana dalla notizia “madre” più le notizie “figlie” paiono avere minore rilevanza. In realtà certi eventi accadono sempre ma non diventano notizia se non arriva una catastrofe che è come la locomotiva che trascina i vagoni attaccati l’ uno all’altro. Questi vagoni sono le notizie analoghe a quella originaria e viaggiano insieme. E’ un bene, anche se con alcuni “distinguo”, ma deve servire a stimolare la nostra attitudine critica e qui non c’è social media che ci venga in esauriente soccorso. Dobbiamo far funzionare il cervello.

Ora nella notizia della caduta di frammenti forse tufacei dal Passetto di Borgo mancano informazioni per noi determinanti. Da che altezza sono caduti, che consistenza hanno, a quale fase di quelle murature vetuste risalgono, che pericolosità denotano? Sono indizio di che cosa esattamente?

Presto lo sapremo meglio (forse il traffico ha giocato la sua parte) ma dobbiamo e possiamo beneficiare ugualmente di tale notizia. Così il Passetto recupererà per la coscienza collettiva quel fascino e quella piacevolezza che ha sempre avuto ma che ha stentato a recuperare fin dall’inizio del nuovo millennio quando, in occasione del Giubileo, si cominciò a riaprirlo al pubblico. 

E’ lungo poco meno di un chilometro. E’ bassissimo sul livello stradale attuale e servì di rifugio a alcuni papi aggrediti da potenze ostili. Lo attraversò per rifugiarsi in Castel sant’Angelo Clemente VII, papa Medici, durante il Sacco di Roma nel 1527, quando le truppe dei Lanzichenecchi misero a ferro e fuoco Roma e tentarono di arrestare il pontefice con grave mancanza di rispetto. E la stessa cosa era avvenuta pochi anni prima ad Alessandro VI Borgia minacciato dalle armate francesi a quel tempo non troppo tenere con il papato. Il Passetto infatti collega il Vaticano a Castel sant’Angelo, unica vera frontiera tra lo Stato Italiano e la Città del Vaticano. Oggi la breve passeggiata è splendida ed esilarante perchè il camminamento passa all’altezza delle case che ci sembra di poter toccare tanto sono vicine e si vede tutto. Ma arrivati quasi all’altezza del Colonnato di Piazza San Pietro ci dobbiamo fermare. C’è il confine di Stato.

Probabilmente i frammenti caduti vengono dal basso e i danni sono limitati, però è l’occasione di ricordarci come tutto in questa città debba essere trattato con sacrale (e laico, che in questo caso è la stessa cosa) rispetto. Facciamone tesoro e pretendiamo una tutela dei monumenti sempre più rigorosa. Tutela che sia lezione di civiltà, il più alto retaggio del resto che ci viene dal patrimonio culturale. Non dimentichiamolo mai.
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