Ora per lei, la prima foreign fighter italiana al centro di un'inchiesta e tuttora latitante, per Aldo 'Said' Kobuzi, l'uomo con cui si è sposata nel settembre dell'anno scorso e con cui vivrebbe nella zona di Raqqua, e per altre 9 persone, tra cui il padre Sergio Sergio e la sorella Marianna, la Procura di Milano ha chiesto il processo. Le accuse a vario titolo sono terrorismo internazionale, organizzazione del viaggio per finalità di terrorismo e favoreggiamento.
La richiesta di mandare a giudizio gli 11 è stata firmata dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli e dal pm Paola Pirotta, titolari delle indagini che lo scorso luglio avevano portato a emettere ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di nove presunti jihadisti (5 dei quali latitanti), tra cui appunto 'Fatimà, il marito albanese e la madre di quest'ultimo, Donika Coku, che dalla Siria aveva assistito a «lapidazioni» e «teste mozzate».
Cinque mesi fa andarono in carcere il padre, la madre (morta lo scorso 6 ottobre) della ragazza di Inzago, paese nel Milanese, sua sorella Marianna, Baki Coku e Arta Kakabuni, due zii di Kobuzi. Secondo la ricostruzione dei pm, Maria Giulia Sergio, dopo aver lasciato il piccolo centro alle porte di Milano, arrivata in Siria, si è addestrata per mesi per combattere a fianco delle milizie del sedicente Stato Islamico: era pronta al «martirio» e stava «imparando a sparare» con il kalashnikov. Da lì via Skype avrebbe incitato i suoi familiari a seguire il messaggio del «Abubakr Al Baghdadi». Per lei, come per il leader dell'Isis, il «musulmano che non può raggiungere lo Stato Islamico è chiamato a compiere obbligatoriamente il jihad nel luogo in cui si trova, e il jihad consiste nell'uccidere i miscredenti».
E ancora: «Noi qui - aveva detto - stiamo ammazzando i miscredenti per poter allargare lo Stato Islamico». Suoi i due messaggi intercettati dagli uomini della Digos in cui esultava per il massacro nella redazione di Charlie Hebdo. «Cosa gradita per i fedeli!!! Dio è grande! Due dei mujaheddin hanno assassinato i fumettisti, quelli che hanno offeso il Profeta dell'Islam, in Francia. Preghiamo Dio di salvarli dalle loro mani». E poi: «Habibty Allahu Akbar sono morti i vignettisti che si burlavano del Messaggero pace e benedizione su di lui... !!! Bisogna fare sujud di ringraziamento»
Ma dalle carte dell'inchiesta sono spuntati anche i nomi di arruolatori e reclutatori dell'Isis, tra cui il turco Ahmed Abu Alharith «coordinatore dell'arrivo dei foreign fighters in Siria», un libico «coordinatore dell'invio dei combattenti» e Abu Sawarin «responsabile dei 'francesì in arrivo nel territorio dello stato islamico». Gli investigatori, analizzando i tabulati di un arruolatore, hanno tracciato una mappa «della provenienza degli aspiranti combattenti»: Afghanistan, Algeria, Marocco, Arabia Saudita, Georgia, Libia, Libano, Francia, Oman, Svezia, Iraq, Svizzera e San Marino.
L'opera di «convincimento» da parte dei 'soldatì dell'Isis sui loro familiari, è scritto negli atti dell'inchiesta, è prerogativa di tutti i terroristi in Siria.
Tra le persone per cui a Milano è stato chiesto il processo ci sono anche altre due donne di cui si sono perse le tracce e cioè la sorella 19enne di Kobuzi, Serjola e Haik Bushra una canadese di 30 anni, accusata di aver svolto un ruolo decisivo «nell'arruolamento» di Fatima e della «sorella, e due favoreggiatori che non furono arrestati la scorsa estate.
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