Caso Maugeri, Formigoni: «Leggerezza in amicizia, ma non esiste un conto riconducibile a me»

Caso Maugeri, Formigoni: «Leggerezza in amicizia, ma non esiste un conto riconducibile a me»
di Claudia Guasco
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Mercoledì 8 Luglio 2015, 14:38 - Ultimo aggiornamento: 9 Luglio, 19:06
MILANO - L'amicizia non ha prezzo, nemmeno quella tra Roberto Formigoni e il lobbista Pierangelo Dacco'. "E se non avessi conosciuto Dacco' e Simone questo processo non sarebbe mai iniziato", dice ai giudici della decima sezione penale l'ex presidente della Regione Lombardia.

Che prima di rendere le sue dichiarazioni spontanee nel processo Maugeri promette: "Adesso vedrete". E In effetti l'ex governatore, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e' un fiume in piena. Le vacanze e i soldi che, sostiene la Procura, sarebbero stati gentilmente elargiti da Dacco'? "Non si tratta di utilità ma di scambi tra persone che sono amiche", mette in chiaro Formigoni, oggi senatore e presidente della nona commissione permanente sull'agricoltura.



"ATTI LEGITTIMI"

Secondo l'ipotesi accusatoria, dalle casse della fondazione Maugeri sarebbero usciti circa 61 milioni di euro in dieci anni, soldi da cui sarebbe stata creata la provvista per concedere benefit di lusso all'ex governatore per circa 8 milioni di euro, tra cui viaggi aerei, vacanze ai Caraibi e un maxi sconto sull'acquisto di una villa in Sardegna. In cambio, attraverso l'opera dell'ex assessore Simone e del faccendiere Daccò, la fondazione avrebbe ottenuto con delibere di Giunta favorevoli circa 200 milioni di euro di rimborsi indebiti. "La legittimità dei miei atti da presidente della Regione Lombardia è incontestabile", replica Formigoni, sono stati

"tutti sottoposti a plurimi controlli" da parte del Tar, del Consiglio di Stato e della Corte dei conti, "magistrature"che ci hanno sempre "dato sostanzialmente ragione".



Nulla da recriminarsi, con una piccola eccezione: "Con il senno di poi posso imputarmi che mi sono esposto con leggerezza in un rapporto personale di confidenza, che all'esterno è stato visto malamente, ma questa amicizia non si è mai riverberata sulle mie scelte politiche".



NIENTE CALCOLI, SOLO AMICIZIA

Quali erano le regole dell'amicizia tra il senatore e il lobbista della sanita'? "Io accettavo i suoi inviti per i viaggi e Daccò si faceva carico delle spese e non ha mai chiesto nulla, anzi io ho provato a pagare e forse una volta ci sono riuscito e poi cercavo di sdebitarmi con delle cene a casa mia o con visite in località turistiche". Insomma, non si tratterebbe di benefit in cambio di delibere favorevoli per ospedali convenzionati. "Siamo amici e ci comportiamo da amici. L'amicizia è la tipica cosa in cui non ci sono calcoli, è una categoria dell'essere umano studiata dall'antichità e soprattutto noi non abbiamo mai violato la legge". L'ex capo delPirellone respingere inoltre le accuse su un presunto maxi sconto per l'acquisto di una villa in Sardegna. Spiega che a comorarla fu il suo amico Alberto Perego da Pierangelo Daccò e che lui avrebbe fatto soltanto "un prestito" a Perego perché "mi disse che non aveva 3 milioni a disposizione e che la banca gli faceva un mutuo soltanto di 1,5 milioni". Per il senatore dunque le "cosiddette utilità" contestate dai magistrati "non esistono e non mi riguardano o sono solo segni di amicizia". E rivendica l'eccellenza della sanità lombarda ai tempi in cui era presidente, rilevando che se fossero vere le accuse dei magistrati sugli stanziamenti regionali "io avrei dovuto corrompere una ventina di persone per impostare le delibere".



ANTIPASTI DA DACCO'

Il senatore ribadisce la trasparenza del suo operato e soprattutto dei suoi conti correnti. "Le uniche cose che mi è capitato di non pagare erano il parrucchiere e il caffè al bar vicino a casa", quando era presidente le movimentazioni di liquidita' erano limitate perche' - sostiene - le sue necessita' erano limitate. "Il mio impegno per la regione era a tempo pienissimo, uscivo alle 8 del mattino e lavoravo fino alle 22 o alle 23", se necessario anche il sabato e la domenica. "Quando avevo una serata libera rimanevo a casa, mi mettevo in braghette e ascoltavo la musica che mi piace tanto". Una vita operosa scandida da versamenti "dai 50 ai 70 mila euro all'anno alla casa dei Memores domini dove vivo" e dagli spartani esborsi per necessita' spicciole. "Non avevo nemmeno spese per l'auto, mi era stata assegnata una scorta". Le cene da 70 mila euro nelle quali era ospite di Dacco' al meeting di Cl a Rimini, secondo i pm, non fanno pero' parte di quella vita morigerata raccontata dal senatore. Che replica: "Erano cene organizzate da Dacco' per ampliare il suo business, al massimo sono riuscito a passare qualche volta. Mangiavo l'antipasto, il prosciuttto, poi mi spostavo a un'altra cena. Alle serate di Piero partecipavano ministro, soggetti politici, rappresentanti istituzionali, dirigenti sanitari. Erano occasioni per creare connessioni tra realta nazionali, fare affari". Quanto ai 73 mila euro in contanti usati da Formigoni per un bonifico e che per i pm sarebbero di provenienza illecita, l'ex numero uno del Pirellone ribatte: "Me li hanno lasciati i miei genitori quando sono morti".
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