Lo Stato reagisca/Espugnare le cittadelle fuorilegge

di Carlo Nordio
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Giovedì 11 Maggio 2017, 00:05
La prima considerazione, davanti al rogo della Casilina, è che non esistono limiti all’orrore. La nostra cultura, e il nostro stesso linguaggio, hanno così esorcizzato e rimosso il concetto di malvagità che ad ogni atto cruento si cerca di dare una spiegazione sociologica: colpa della ricchezza, colpa della povertà, colpa del consumismo, colpa del tramonto dei valori. 

E invece la cattiveria umana esiste: episodi come questo ci ricordano che, a causa di una evoluzione incompiuta e imperfetta, come ci dice Darwin, o per una dannazione originale, come insegna la Bibbia, la nostra natura conserva ancora elementi di brutalità impossibili da sradicare. Le magnifiche sorti progressive, teorizzate da chi crede in una nostra congenita mitezza, corrotta e pervertita dalla civiltà, si rivelano, ancora una volta, un’aspirazione infantile. 
La seconda considerazione è che se, come parrebbe, questo plurimo assassinio fosse il risultato di una rappresaglia tra clan, tutta la nostra politica di controllo territoriale andrebbe riconsiderata. I fatti di ieri sono atroci, ma non sono isolati. 

In molte cittadelle, se così vogliamo chiamarle, dove vivono e convivono persone di diversissime estrazioni culturali, le risse, le vendette e le violenze sfuggono al controllo dello Stato. Gli episodi denunciati sono in rapida progressione; quelli tenuti nascosti per sfiducia, timore o altro , sono forse ancora di più. In questa zona d’ombra di omertà e di silenzio, nascono e si moltiplicano le vendette private. Quella di ieri è particolare per la sproporzione tra causa ed effetto, e per l’efferatezza ignobile dell’esecuzione di bambini. Se si è arrivati a tanto, forse è anche perché questo problema di “enclaves”a sovranità illimitata è stato sottovalutato. 

La terza considerazione è che l’indiscriminata colpevolizzazione di etnie o gruppi è non solo intollerabilmente razzista e giuridicamente criminale, ma è anche dannatamente stupida e contraddetta dalla realtà. Se, come pare, la rappresaglia intendeva punire chi aveva collaborato con lo Stato, denunciando gli autori di un odioso reato, ne emergerebbe che le vittime appartengono allo stesso gruppo che si tende,appunto, a distinguere e isolare. Un duro colpo per chi , anche senza incitare all’odio razziale, manifesta consolidati pregiudizi verso chi vive diversamente da lui.

Perché questa è l’unica nota, per così dire, positiva, di questo dramma spaventoso. Quei tre ragazzini hanno pagato la colpa di appartenere a un gruppo dove qualcuno , ma evidentemente non tutti, considera la collaborazione con lo Stato come una sorta di tradimento blasfemo. Non sappiamo se questi coraggiosi, che avevano preferito affidarsi alla Giustizia piuttosto che cedere alla consuetudinaria connivenza , fossero, e siano, l’eccezione o la maggioranza. Ma anche se fossero pochi, anche se fossero gli unici, questa loro scelta, così duramente pagata, è sufficiente ad affrancare il loro popolo dalla discriminazione talvolta subdola, talvolta crudamente esibita. Se il Signore accettò di salvare un ‘intera citta di peccatori per la presenza di un solo giusto, anche noi dobbiamo riflettere sulle nostre diffidenze , che ieri sono state così a caro prezzo smentite.
 
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