Le troppe contraddizioni di Veronica: «L'ho lasciato vicino a scuola, anzi no»

Le troppe contraddizioni di Veronica: «L'ho lasciato vicino a scuola, anzi no»
di Nino Cirillo
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Venerdì 5 Dicembre 2014, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 08:40
Le contraddizioni di Veronica Panarello, la mamma del piccolo Loris, secondo lo schema che si sono fatti gli investigatori vanno analizzate almeno a due livelli. Il primo riguarda il suo racconto («ho accompagnato Loris a scuola») e il racconto che invece fanno le telecamere sparse per il paese, che non fissano nessuna immagine del bambino, tanto meno dalle parti della scuola. Il secondo livello, invece, è quello che mette a nudo le contraddizioni tra la prima e la seconda deposizione in Questura di Veronica stessa. Forse ancora più importante del primo. Parlano i verbali. La mamma di Loris viene ascoltata per la prima volta alle otto e mezza di sera di sabato 29 novembre. Il cadavere del figlio è stato scoperto nel canale di scolo del Mulino vecchio da neanche 5 ore. Una seconda volta, invece, Veronica viene sentita alle 5 del pomeriggio del giorno dopo, sempre in Questura a Ragusa.



«CI VIDE ANCHE UNA VIGILESSA»

Sabato sera inizia così il suo racconto: «Erano già le 8.30, forse le 8.40. Eravamo in ritardo e in paese c'era tanto traffico. Così ho lasciato Loris a cinquecento metri dalla scuola. No, da dove l'ho lasciato non riuscivo a vedere l'ingresso...». Addirittura cinquecento metri? Ventiquattr'ore dopo aggiunge diversi particolari in più: «Mi sono alzata presto, intorno alle 7.15, e ho dovuto discutere con Loris che a scuola non voleva andare. Mi diceva che lo prendevano in giro e io, dal almeno una settimana, lo vedevo davvero un po' nervoso. Alla fine lo convinco, lo vesto - sì, gli metto anche gli slip, ne sono sicura - e usciamo di casa. In ritardo, e visto che non faccio in tempo a preparargli il solito panino, gli lascio due merendine...». Ma soprattutto aggiusta clamorosamente il tiro quando il racconto del solito tragitto arriva alla scuola: «L'avrò lasciato a qualche decina di metri dall'ingresso». Mezzo chilometro contro «qualche decina di metri», e per mostrarsi più credibile aggiunge: «Ci ha visto anche una vigilessa».

Il raffronto tra le due deposizioni diventa più inquietante quando passa a raccontare una stranissima storia di sacchetti dell'immondizia. Anzi, in prima battuta non ne parla affatto e invece il giorno dopo si dilunga eccome: «Uscendo da casa dissi a Loris di prendere due sacchetti dell'immondizia. Lui ne prese uno solo. Stavamo per gettarlo in un cassonetto vicino alla rotatoria della Despar quando notammo dei rumeni che rovistavano tra quei rifiuti. Così lo lasciammo sul ciglio della strada».



GLI ORARI CAMBIATI

E' inquietante questa storia perché apre uno squarcio sulla seconda parte di quella mattinata, sulle ore in cui Loris è stato ucciso, tra le nove e mezza e le dieci. Perché sabato sera Veronica racconta: «Dopo aver lasciato Loris ho accompagnato il piccolo Diego all'asilo e poi sono andata a Donnafugata, al corso di cucina». Domenica pomeriggio, invece: «Accompagnato Diego all'asilo, sono tornata a casa a fare un po' di faccende domestiche. E lì ho preso il secondo sacchetto, l'ho gettato sulla strada per Donnafugata». Che guarda caso - per lo meno per le celle telefoniche - è proprio nella stessa direzione del Mulino vecchio, dove poi il cadavere sarebbe stato trovato. Gli investigatori vogliono capire se con questa storia dei sacchetti - mai ritrovati da nessuno - Veronica non abbia soltanto voluto giustificare il suo passaggio da quelle parti. Restano le «faccende domestiche», che in un caso o nell'altro spostano di minuti decisivi i suoi movimenti. Sabato pomeriggio, ad esempio, dice di essere andata via da Donnafugata «alle 11.45» per tornare davanti alla scuola, mentre il giorno dopo fa slittare tutto di un quarto d'ora. Le sue compagne di corso non hanno certo controllato le lancette dell'orologio vendendola arrivare, ma ce ne è una che distintamente ricorda: «Era un po' agitata, si è scusata con tutte noi per il ritardo...».