India, italiani detenuti: Elisabetta e Tomaso di nuovo in Italia

India, italiani detenuti: Elisabetta e Tomaso di nuovo in Italia
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Domenica 1 Febbraio 2015, 13:14 - Ultimo aggiornamento: 3 Febbraio, 01:38

Prima domenica a casa per Tomaso Bruno, 32 anni, di Albenga, ed Elisabetta Boncompagni, 41 anni, di Torino, i due italiani detenuti per quasi 5 anni nel carcere indiano di Varanasi con l'accusa di omicidio e scagionati dalla Suprema Corte di Nuova Delhi.

I due sono rientrati nella notte in Italia, con un volo alla Malpensa. Oggi per loro pranzo in famiglia. Non è esclusa ad Albenga una festa. «Erano 5 anni che aspettavamo questo momento» ha detto Romano Boncompagni, padre di Elisabetta.

Subito una parola di Tomaso Bruno per i marò: «Spero che anche la loro complessa vicenda si possa risolvere presto».

Fino all'alba Bruno ha festeggiato con gli amici e la famiglia nella casa di via Trieste, a pochi passi dal centro storico di Albenga. «Svegliarsi nel letto della mia camera di casa è stata una sensazione stranissima: finalmente ho dormito su un materasso e circondato dall'affetto della mia famiglia e degli amici che hanno dormito qui». Tomaso racconta la sua esperienza nel penitenziario di Varanasi: «Il letto erano delle coperte buttate per terra. Mi alzavo alle 5, facevo conversazione e giocavo a cricket con gli altri detenuti. Con Elisabetta mi incontravo solo il sabato e non abbiamo mai avuto altri contatti durante la settimana». Tomaso era in una cella grande: «in realtà era una grande camerata dove vivevo insieme ad altri 130 detenuti: c'erano rapinatori, assassini, ladri, truffatori. Mi hanno rispettato tutti come io rispettavo loro. Ho sofferto tantissimo, ma sapevo che alla fine la verità sarebbe venuta a galla. Ora vivo davvero da uomo libero».

Tommy tornerà in India. «Tutto sommato - dice - laggiù ho lasciato anche delle persone a me care: l'ambasciatore Mancini arriverà in Italia, ma in India ci sono Zolli e i collaboratori del Centro risorse indiane persone a me tanto care». Tommy ha imparato l'hindi. «Una lingua difficile e complessa, ma ho imparato a comunicare quanto bastava per farmi capire dagli altri detenuti e dalle altre guardie carcerarie».

«È una domenica bellissima»: questo lo stato d'animo con il quale i signori Leda e Romano Boncompagni, vivono nel loro appartamento di Torino il ritorno a casa dall'India della figlia Elisabetta. Erano cinque anni che aspettavano questo momento: festeggiare la domenica con un pranzo in famiglia insieme a lei. La figlia, 41 anni, da cinque anni era detenuta insieme all'amico Tomaso Bruno, 32 anni, in un carcere indiano a Varanasi con l'accusa di omicidio. I due italiani sono rientrati nella notte in Italia. A Torino la famiglia Boncompagni ha festeggiato il ritorno della figlia con un pranzo in famiglia. Ad Albenga, invece, la famiglia Bruno ha invece intenzione di «fare una festa» hanno riferito.

«È proprio una bellissima domenica, la più bella da cinque anni a questa parte - ha detto il signor Boncompagni -. Siamo felici. Abbiamo trovato Elisabetta benissimo, molto reattiva, sinceramente non credevo che l'avremmo trovata così, temevamo si fosse deperita. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno aiutati. Ora chiediamo solo un pò di privacy».

La vicenda I due italiani erano partiti da Londra all'inizio del 2010 per un viaggio insieme a Francesco Montis, compagno di Elisabetta. La notte del 4 febbraio l'uomo si sentì male in un albergo di Varanasi. Gli amici lo portarono subito all'ospedale, ma l'uomo morì poco dopo. Tomaso, che all'epoca 27 anni, e Elisabetta, 36 anni, vennero arrestati con l'accusa di omicidio. Prove lacunose nei loro confronti, ma comunque sufficienti per la giustizia indiana per condannarli all'ergastolo. La Corte Suprema di New Delhi il 20 gennaio scorso ha annullato la condanna. Oggi per i due italiani la loro prima giornata in famiglia dopo cinque anni in un carcere indiano.