Ilaria Cucchi: domani andremo in Procura per incontrare pg Pignatore

Ilaria Cucchi
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Domenica 2 Novembre 2014, 10:48 - Ultimo aggiornamento: 19:02

Domani mattina la famiglia Cucchi - padre, madre e sorella - si presenterà davanti alla procura di Roma con maxi-cartelloni raffiguranti Stefano, il giovane geometra romano arrestato nel 2009 per droga e morto una settimana dopo in ospedale, a seguito dell'assoluzione in appello, venerdì scorso, di tutti gli imputati del processo (sei medici, tre infermieri e tre agenti della Polizia penitenziaria).

«Andremo solo noi tre - ha detto Ilaria Cucchi - senza alcun sit-in, presidio o altro.

Vogliamo far vedere come Stefano è morto e le condizioni con le quali ce lo hanno riconsegnato». Secondo quanto si è appreso, nella stessa mattinata Ilaria e la sua famiglia chiederanno un incontro col Procuratore capo di Roma Giuseppe Pignatone, sperando di poterlo ottenere già in mattinata. «Voglio chiedere al dottor Pignatone - dice Ilaria Cucchi, confermando quanto scritto in un post su Facebook - se è soddisfatto dell'operato del suo ufficio, se quando mi ha detto che non avrebbe potuto sostituire i due pm che continuavano a fare il processo contro di noi, contro il mio avvocato, e contro mio fratello, ha fatto gli interessi del processo e della verità sulla morte di Stefano».

«Gogna? Le mie sono solo critiche». «Nutro profondo rispetto per la magistratura - ha detto Ilaria Cucchi in una lettera aperta a Luciano Panzani, presidente della Corte d'appello di Roma, in risposta ad alcune dichiarazioni con le quali s'invita ad evitare la "gogna mediatica" - Rispetto, ma non venerazione. Non credo di mancare di rispetto a Lei e alla Magistratura se mi permetto di dire che le critiche rivolte ai suoi colleghi sono tutt'altro che una gogna. Chiedere responsabilità per chi sbaglia e commette gravi e ripetuti errori non significa metterlo alla gogna».

Per Ilaria Cucchi «invocare responsabilità per chiunque sbagli e commetta gravi errori non significa metterlo alla gogna. Processare un ragazzo di soli trentun anni, dopo averne causato la morte tra atroci sofferenze come può essere allora definito? Processare la sua famiglia, definire in aula Stefano come un tossicodipendente da vent'anni, cafone e maleducato, cosa vuol dire?». E poi, una serie di domande rivolte al presidente Panzani. «È normale in un processo come il nostro che il consulente della Procura appena nominato per eseguire l'autopsia dichiari pubblicamente al Tg5 che il suo compito dovrà essere quello di dimostrare che la responsabilità per la morte di Stefano è tutta dei medici? E che di fronte a questo la Procura non prenda provvedimenti? È normale che, durante il processo, lo stesso consulente venga poi nominato consigliere di amministrazione di un importante gruppo assicurativo interessato alla vicenda, insieme al fratello dell'allora ministro della difesa? È normale che i periti della Corte in pieno dibattimento di primo grado abbiamo ceduto alla tentazione di dimostrare quanto sono stati bravi organizzando a Milano un bel convegno per far vedere a tutti come sono riusciti a risolvere 'il caso Cucchì?». Ilaria Cucchi sottolinea di non aver «criticato la sentenza. Ho nelle orecchie le parole del mio avvocato pronunciate in udienza preliminare quasi con disperazione. Ho nella mente il suo monito ai pm: "con questo impianto accusatorio e con questi consulenti e con questo capo di imputazione ci porterete al massacro". Io voglio chiederle ancora solo questo: il 16 ottobre 2009 Stefano veniva portato, pestato e sofferente, nel suo tribunale di fronte ai suoi colleghi, indicato come albanese senza fissa dimora. Era sofferente e lo ha detto; nessuno lo ha guardato e tantomeno considerato. Era in condizioni tali da fare pietà ai sanitari ed agli stessi agenti che lo hanno via via preso in consegna. Ma nessuno ha fatto nulla e tutto è stato considerato normale. Senza che si debba parlare di gogna, che cosa un cittadino normale di un paese che si vuole definire normale può pensare di tutto questo? Meglio nascondere e tacere? Mi dica lei».

«Una strada per Stefano vicino al Palazzo di Giustizia». «Ringrazio il sindaco di Roma per essersi detto orgoglioso della richiesta dell'Aula consiliare, su proposta di Sel, di intitolare a Stefano Cucchi una strada o una piazza di Roma - ha detto Ilaria Cucchi - Mi piacerebbe che via Golametto, la via d'accesso al Palazzo di giustizia, fosse quella prescelta. Sarebbe un segnale importante».

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