LA POLEMICA
Salvini ieri, in un'intervista a Sky Tg24, aveva affermato: «Spero che poi qualcuno risarcisca gli italiani per questo denaro pubblico speso e sprecato cercando conti inesistenti». Parole alle quali aveva subito risposto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi: «Noi facciamo il nostro, lui fa quello che ritiene - aveva detto Cozzi -. Noi spendiamo quello che dobbiamo per fare una attività di indagine che è doverosa fare. È una valutazione del ministro che ci sia uno spreco di denaro da parte della procura. Il giorno che metteranno un limite a questo - prosegue Cozzi - oppure un limite di soldi per le attività che uno vuol fare, allora si vedrà. Poi magari in realtà il Parlamento è contento che vengano spesi soldi per il risarcimento che gli spetta visto che è parte civile nel processo per la maxi truffa». Insomma, aveva concluso Cozzi, visto che «c'è la condanna al risarcimento dei danni, sinceramente... come fai a non cercarli i soldi». E comunque, ben venga il diritto di critica, replica ancora oggi Cozzi, ma con il dovuto riguardo. «In 40 anni di attività al servizio dello Stato e della giustizia non siamo mai stati condizionati o scalfiti da reazioni ben più pesanti. Trattandosi di personalità con elevato ruolo istituzionale si auspica però che il diritto di critica abbia il dovuto riguardo non per i singoli magistrati quanto per la loro specifica funzione quali appartenenti alla magistratura inquirente».
Nella partita si schiera anche Valeria Valente, vicepresidente del gruppo Pd e membro della commissione Giustizia a Palazzo Madama: «Più volte il Pd in Parlamento ha chiesto a Salvini, leader di quel partito, e a Bonafede, che di mestiere dovrebbe fare il Guardasigilli, di chiarire e spiegare all'opinione pubblica dove sono finiti quei soldi - ha scritto in una nota -.
Per ora solo silenzio. E in più, e questo è inaccettabile, Salvini, dimenticandosi del suo ruolo istituzionale, attacca e offende la magistratura e la sua autonomia costringendo l'Anm a prendere posizione. Anche su questo Bonafede non ha nulla da dire?».
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