La coop rossa Cpl e la camorra: così si spartivano gli affari

La coop rossa Cpl e la camorra: così si spartivano gli affari
di Leandro Del Gaudio e Sara Menafra
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Venerdì 3 Aprile 2015, 06:15 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 16:20

NAPOLI Un filo di comunicazione diretto tra la cooperativa Cpl Concordia e i boss casalesi. A parlarne in un verbale preso da un altro filone di inchiesta - quello sui rapporti tra la coop e la camorra che procede parallelamente al filone d'inchiesta per corruzione - è Antonio ”O'ninno” Iovine in persona, ascoltato dai pm Henry John Woodcock, Celeste Carrano e Giuseppina Loreto.

In un verbale finora secretato, il pentito Iovine dice che i casalesi hanno un loro intermediario nella Cpl, che sono loro a decidere a chi dare i subappalti in Campania, Ischia compresa, e che ipotizza che Michele Zagaria, altro potentissimo boss, possieda delle quote della cooperativa: «Sia in relazione alla vicenda della Concordia - spiega - sia in relazione ad altre vicende, Zagaria Michele mi diceva che il Piccolo Antonio era praticamente un suo rappresentante ed intermediario; nei lavori per la metanizzazione era l'intermediario tra la Concordia di Modena e noi "casalesi" e in particolare tra la Concordia e Zagaria».

IL TAVOLO DI SPARTIZIONE

Per concordare come distribuire i subappalti per la metanizzazione dell'agro aversano, fu organizzato «un tavolo» di spartizione al quale si sedettero Concordia, Piccolo e i Casalesi. Al tavolo, aggiunge Iovine, «eravamo noi esponenti della criminalità a stabilire quali dovessero essere i subappaltatori dei lavori della Concordia e a tal riguardo ciascun capo zona indicava l'impresa sua referente. Alla fine ottiene la sua parte: ci sono le aziende che fanno riferimento a Zagaria, quelle di Francesco Schiavone (Sandokan), quelle dei Bidognetti.

In un racconto tutto da verificare, Iovine infila anche un simbolo dell'antimafia: l'ex senatore Lorenzo Diana, paladino della lotta anticamorra in Campania: «Io personalmente e lo Zagaria trovammo un'intesa con il Reccia (sindaco di San Cipriano ndr) e il senatore Diana».

Appalto spartito con Ciccarello Schiavone, mentre Diana ottenne l'assunzione di «tale Leopoldo dalla Cpl». Almeno per ipotesi, il boss pentito fa un passo in più: «Ritengo che Zagaria, tramite dei prestanome sia entrato nella Cpl Concordia, acquisendone delle quote societarie. E' sempre stato questo il suo modo di operare».

«NON SIAMO MICA IN FRANCIA»

Il verbale del boss Iovine si chiude qui, ma molte delle sue affermazioni hanno trovato puntuale riscontro nelle dichiarazioni di dipendenti e subappaltanti della Cpl Concordia. Prima di tutto nel racconto di Giovanni Di Tella, subappaltatore della Cpl per i lavori di movimentazione terra ad Ischia proprio grazie a Iovine e, dice il boss, uno degli amici che l'hanno ospitato durante la latitanza. Di Tella spiega ai pm che per la sua azienda i pagamenti alla camorra cominciano nel 2001, durante la metanizzazione del comune di Frignano. Mentre è nel cantiere, Iovine in persona lo fa prelevare e gli ordina di pagare 10.000 lire al metro».

La Concordia, aggiunge Di Tella, sapeva bene dell'accordo: «Sapevano bene che "non aveva vinto una commessa in Francia" e sicuramente è capitato che sia io che mio padre ci siamo lamentati con la Cpl del denaro che eravamo costretti a versare a Iovine». Il responsabile dei lavori in Campania, Giulio Lancia a sua volta conferma: «Poiché Casari conosceva Piccolo e si interfacciava con lo stesso, ritengo che fosse a conoscenza dei suoi collegamenti».

I CONTATTI CON LA POLITICA

Negli atti depositati a sostegno dell'ordinanza di custodia cautelare, si raccontano meglio anche i rapporti tra la famiglia Ferrandino e l'ex premier Massimo D'Alema. La sorella di Giosi, Anna, direttore dell'Alberto Le Quercie che, tramite un convenzione con la Cpl, avrebbe costituito oggetto della corruzione da parte della Coop, conferma che fu la struttura ad ospitare sia la presentazione del libro di D'Alema, sia quello di Giulio Tremonti: «La camera di Tremonti è rientrata nella convezione con Cpl Concordia e quindi l'hanno pagata loro, mentre D'Alema e la moglie sono stati miei ospiti».

Negli atti dell'inchiesta ci sono anche alcuni sms di un anno fa, quando Matteo Renzi non era ancora premier, tra il generale Michele Adinolfi e Luca Lotti a proposito della successione ai vertici della Gdf. Alla vigilia della decisione del governo, Adinolfi si sarebbe anche recato «nella sede di un partito politico, entrando dalla porta secondaria».

E SPUNTA BERLUSCONI

I carabinieri del Noe in una informativa, invece, evidenziano uno sfogo di Silvio Berlusconi con l'ex parlamentare Amedeo Laboccetta: «L'11 maggio 2014, Berlusconi chiama Laboccetta con il quale parla, tra l'altro, della situazione di crisi sociale. Berlusconi dice inoltre che i giudici, anche su ordine del Capo dello Stato, aspettano soltanto un suo passo falso per avere la scusa ed arrestarlo».

«UN COMUNISTA COME NOI»

Il legame tra la Cpl e D'Alema esiste da tempo, ha confermato ieri Roberto Casari nel corso dell'interrogatorio di garanzia: «D'Alema è un comunista come noi, con lui abbiamo sempre avuto un buon rapporto», ha detto. Il legame si stringe dopo il terremoto in Emilia: «Venne da noi, ci disse che l'Italia non ci avrebbe abbandonato». Difeso dai penalisti Luigi Chiappero e Luigi Sena, l'ex presidente dice che il vino dell'ex premier l'ha comprato perché gli piace: «Gli dissi che l'avrei assaggiato, mi è piaciuto e ho fatto l'ordine».

Ammette che i finanziamenti alle fondazioni sono un modo per costruire rapporti: «Dai rapporti con Icsa speravamo di ottenere un appalto ad Abu Dhabi». Il sindaco Giosi Ferrandino, assistito dagli avvocati Alfonso Furgiuele e Gennaro Tortora ha invece smentito ogni favore alla Cpl: «Non sono mai stato in Tunisia né li ho favoriti. Quando sono stato eletto l'appalto era già partito».