Schettino si trova in una cella singola del reparto G6 del nuovo complesso del carcere romano, quello riservato ai nuovi arrivati, ma presto sarà trasferito in una cella comune con altri detenuti. La polizia penitenziaria gli ha notificato l'ordine di esecuzione della pena, nel quale si precisa che l'ex comandante deve scontare 15 anni, sei mesi e sette giorni, per effetto del periodo pregresso di custodia cautelare. Tra cinque anni, dopo aver espiato cioè un terzo della pena, potrà chiedere di essere ammesso a misure alternative rispetto alla detenzione in carcere.
Schettino aveva lasciato la sua casa di Meta di Sorrento, in Campania, proprio ieri, in attesa della sentenza della Cassazione. Era arrivato a Roma, non in tribunale ma nei pressi del carcere di Rebibbia. «Tra la varie opzioni - ha raccontato il suo avvocato, Saverio Senese - avevamo messo anche quella della conferma della sentenza. Così lui ha deciso di attendere fuori dal carcere, mentre io ero in tribunale. Un minuto dopo la lettura della sentenza si è consegnato». L'ex comandante ha fatto il suo ingresso nel nuovo complesso dell'istituto di pena poco dopo le 20. «Sono Francesco Schettino, sono qui per costituirmi spontaneamente, fatevi mandare l'ordine di carcerazione», ha detto ai sorpresi agenti della penitenziaria nel gabbiotto all'ingresso di Rebibbia. Immediatamente è stato accompagnato all'interno del carcere e poi in cella.
La decisione di attendere la sentenza all'ingresso dell'istituto - ha spiegato il suo legale - «è nata dalla volontà di evitare l'ennesima gogna mediatica». «Schettino - ha spiegato Senese - voleva evitare la mortificazione di vedersi con le manette ai polsi.
E quindi ha scelto di costituirsi spontaneamente». Ora si attendono le motivazioni della sentenza per valutare il probabile ricorso alla Corte Europea. «Ritengo che nel processo a Schettino ci siano state una serie di violazioni dei diritti di difesa dell'imputato - ha concluso Senese -. Faremo ricorso alla Corte di Strasburgo».
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