Coldiretti, tir bloccati al Brennero
per protestare contro i falsi cibi italiani

Coldiretti, protesta al Brennero
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Mercoledì 4 Dicembre 2013, 10:58 - Ultimo aggiornamento: 2 Febbraio, 10:12
Un blocco dei tir sul Brennero per difendere l'agricoltura e l'allevamento nazionali.

Sono già migliaia gli agricoltori e gli allevatori che dalle prime ore della mattina, sfidando il freddo intenso, hanno invaso la frontiera del Brennero tra Italia e Austria per la mobilitazione «La battaglia di Natale: scegli l'Italia» promossa da Coldiretti per difendere il settore dalle importazioni di bassa qualità spacciate come italiane. Nell'area di parcheggio «Brennero» al km 1 dell'autostrada del Brennero - direzione sud (Austria-Italia) scelta come campo base della protesta, con tanto di megatenda per preparare pasti e bevande calde, ci sono trattori e decine di pullman che nella notte hanno portato al valico gli imprenditori agricoli provenienti da tutta Italia. Gli allevatori si sono schierati attorno al tracciato stradale e hanno iniziato a fermare i camion per sapere quale merce arriva e dove va a finire, mentre sono sollevati cartelli, indirizzati agli automobilisti in transito, per chiedere di sostenere la proposta di etichettatura obbligatoria per tutti i prodotti alimentari. Gli striscioni sono piuttosto espliciti: «615mila maiali in meno in Italia grazie alle importazioni alla diossina dalla Germania», «1 mozzarella su 4 è senza latte», «Il falso prosciutto italiano ha fatto perdere il 10% dei posti di lavoro», «Fuori i nomi di chi fa i formaggi con caseine e cagliate».



Con la crisi sono state chiuse in Italia 140mila (136.351) stalle ed aziende anche a causa della concorrenza sleale dei prodotti di minor qualità importati dall'estero che vengono spacciati come Made in Italy. È quanto emerge da un' analisi Coldiretti su dati Unioncamere relativi ai primi nove mesi 2013 rispetto all'inizio della crisi nel 2007. Solo nell'ultimo anno - sottolinea la Coldiretti - sono scomparse 32.500 stalle ed aziende agricole e persi 36mila occupati nelle campagne. «Stiamo svendendo un patrimonio del nostro Paese sul quale costruire una ripresa economica sostenibile e duratura che fa bene all'economia all'ambiente e alla salute», afferma il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo. Oggi l'Italia, anche a causa delle importazioni di minor qualità - sottolinea la Coldiretti - produce appena il 70 per cento dei prodotti alimentari che consuma ed importa il 40 per cento del latte e carne, il 50 per cento del grano tenero destinato al pane, il 40 per cento del grano duro destinato alla pasta, il 20 per cento del mais e l'80 per cento della soia. Dall'inizio della crisi ad oggi le importazioni di prodotti agroalimentari dall'estero sono aumentate in valore del 22 per cento, secondo un'analisi di Coldiretti relativa al commercio estero nei primi otto mesi del 2013.
Gli arrivi di carne di maiale sono cresciuti del 16 per cento, mentre le importazioni di cereali, «pronti a diventare pasta e riso spacciati per italiani», hanno segnato un boom (+45 per cento), con un +24 per cento per il grano e un +49 per cento per il riso. Aumenta anche l'import di latte, +26 per cento, «anch'esso destinato a diventare magicamente made in Italy». Netta pure la crescita delle importazioni di frutta e verdura, +33 per cento, con il pomodoro fresco che sovrasta tutti (+59 per cento).




Dal dossier emerge anche che contiene materie prime straniere circa un terzo (33 per cento) della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio Made in Italy, con i consumatori che peraltro sono all'oscuro di tutto ciò. «Gli inganni del finto Made in Italy sugli scaffali - denuncia il presidente di Coldiretti, Roberto Moncalvo - riguardano due prosciutti su tre venduti come italiani ma fatti con maiali allevati all'estero. Inoltre tre cartoni di latte a lunga conservazione su quattro sono stranieri senza indicazione in etichetta; oltre un terzo della pasta è ottenuta da grano non coltivato in Italia e la metà delle mozzarelle sono fatte con latte o addirittura cagliate straniere». La presenza di ingredienti stranieri nei prodotti alimentari realizzati in Italia - spiega Coldiretti - è dovuta alla ricerca del rifornimento a basso costo e senza preoccupazioni per le conseguenze sulla salute: perciò finisce nel piatto dal concentrato di pomodoro cinese all'olio di oliva tunisino, dal riso vietnamita al miele cinese. Solo nell'ultimo anno - cita tra i vari esempi l'organizzazione agricola - sono scomparsi in Italia 615mila maiali per lasciare spazio alle importazioni di carne do bassa qualità dall'estero. «È anche necessario - conclude il presidente Moncalvo nel richiedere la completa attuazione delle leggi sulla etichettatura obbligatorie d'origine - che sia resa trasparente l'indicazione dei flussi commerciali con l'indicazione delle aziende che importano materie prime dall'estero, venga bloccato ogni finanziamento pubblico alle aziende che non valorizzano il vero Made in Italy dal campo alla tavola e diventi operativa la legge che vieta pratiche di commercio sleale, tali da permettere di pagare agli allevatori e agli agricoltori meno di quanto spendono per produrre».
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