Tragedia di Cefalù, ridurre le immissioni di cinghiali e non dimenticare la prudenza

di Fulco Pratesi
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Sabato 8 Agosto 2015, 23:42 - Ultimo aggiornamento: 9 Agosto, 00:24
La tragica vicenda di Cefalù, in cui una persona è stata uccisa e un’altra ridotta in gravi condizioni per un attacco di cinghiali penetrati, pare, nel loro giardino, offre il destro per fare qualche ragionamento sulla convivenza con tali animali, che recentemente, causa le immissioni attuate dai cacciatori in tutto il Paese, comprese aree, come l’Isola D’Elba o la Sicilia dove non erano presenti o tutt’affatto rari, si sono diffusi ovunque, con danni alle culture, alla natura e anche, come si è visto, alle persone. Che il cinghiale possa essere pericoloso per gli umani non è molto noto. Questo nonostante le teorie e le leggende (come quella di Adone ucciso da un cinghiale) e il proverbio russo che recita “Se vai a caccia di orsi portati la barella, se vai a caccia di cinghiali portati la bara”), dovrebbero consigliare la prudenza nei confronti di tali animali assai intelligenti e il cui peso può superare spesso i 100 chilogrammi. Molti non lo sanno ma l’ungulato possiede tra le sue tante “difese” zanne ricurve e taglienti come rasoi che spuntano alla mascella inferiore. Con queste, se feriti, aggrediti, o circondati da nemici, possono infierire un colpo ”segreto” costituito dalla recisione dell’arteria femorale posta all’interno della coscia, con la conseguente violenta emorragia e spesso la morte della vittima.



Il caso di Cefalù, per quello che è dato di sapere, è stato provocato dall’aver cercato di allontanare i cinghiali rientrati in giardino utilizzando dei cani. La presenza degli atavici nemici ha scatenato la loro reazione. Il tentativo di separare i contendenti ha così prodotto la catastrofe di cui si è avuta notizia. Ora non è che si debba scatenare una persecuzione nei confronti di questa specie, basta già quella attuata dai cacciatori che ne fanno fuori decine di migliaia all’anno.



Ma sicuramente è necessario ridurre quanto possibile le loro immissioni, oggi eccessive e senza controlli, sia di esemplari selvatici puri (magari incrociati con esemplari più grandi e prolifici importati dall’estero) sia di porcastri prodotti tramite l’accoppiamento tra cinghiali e maiali tenuti allo stato brado. Poi è necessario, quando si percorrono zone frequentate da queste bestie, evitare di portare i cani, anche di piccola taglia, che possa suscitare le reazioni molto pericolose, soprattutto delle scrofe con piccoli, particolarmente temerari nella difesa della prole. Per evitare infine l’accesso in fondi privati (colture, giardini e parchi) risultano efficaci le recinzioni con fili elettrificati che per qualche tempo riescono a tener lontano gli ospiti non graditi.

In tutti i casi, quando si tratta di animali selvatici (specie se adusati a contatti frequenti con gli esseri umani) la prudenza non è mai troppa.