Bruxelles, gli 007: «Cellule anche in Italia, non solo lupi solitari»

Bruxelles, gli 007: «Cellule anche in Italia, non solo lupi solitari»
di Cristiana Mangani e Sara Menafra
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Mercoledì 23 Marzo 2016, 08:24 - Ultimo aggiornamento: 20:58

Sale il livello di allerta in Italia, e questa volta il rischio attentati sembra essere confermato anche dai nostri servizi di intelligence, finora cauti sulla possibilità concreta di un attacco nel nostro paese. Le preoccupazioni degli 007 sono contenute in un report che è stato consegnato qualche giorno fa al Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, dedicato specificamente all’analisi del grado di allarme nelle diverse città d’Italia. Una prassi abituale, quella dei resoconti periodici e dedicati a diversi temi, se non fosse che le indicazioni contenute nel testo hanno richiesto la convocazione urgente di Arturo Esposito, direttore dell’Aisi, il servizio segreto interno, per avere chiarimenti. E già nella mattinata di ieri il presidente del Comitato Giacomo Stucchi aveva incontrato il direttore del Dis Giampiero Massolo e quello dell’Aise Alberto Manenti per i primi aggiornamenti.

 

IL CASO MILANO
Sarebbero diverse le segnalazioni arrivate anche dall’intelligence di paesi-amici, e riguarderebbero principalmente le città d’arte, in particolare Roma e Milano, oltre ai treni e all’alta velocità. Il testo elaborato dall’Aisi e dal Dis punta i riflettori non solo sulla capitale ma sulla principale città del nord Italia, la più vicina alle comunità islamiche storiche e radicate, diventata per questo un obiettivo. Che gli assassini di Daesh avessero intenzione di colpire ancora in Europa era un dato accertato. Lo stesso Salah Abedelslam, appena arrestato, aveva dichiarato di «sapere» di «altri attentati in preparazione in Europa». Di un possibile coinvolgimento dell’Italia, poi, gli assassini del Califfo hanno riempito video e messaggi web. Ora, però - è la riflessione dei nostri 007 - più che dei foreign fighter di ritorno, la preoccupazione potrebbe riguardare la presenza di cellule organizzate. Non più combattenti andati in Siria ad addestrarsi per la guerra santa, ma strutture che potrebbero aver trovato una base logistica nei paesi del Nordest o anche in Campania, persone che vivono in Italia da decenni e che qui, come è accaduto nel nord Europa, hanno maturato la volontà di agire per diffondere il califfato.

LE PRIME GENERAZIONI
«Da non sottovalutare - evidenzia la Relazione annuale dell’intelligence - i rischi derivanti dalla generazione di estremisti della “prima ora”, già facenti parte di reti di supporto logistico-finanziario al jihad smantellate tra i secondi anni ’90 e primi 2000, che, sfuggiti all’azione di contrasto o tornati in libertà dopo un periodo di detenzione, potrebbero sentirsi nuovamente “chiamati alla causa” ed attivarsi direttamente o fornendo assistenza a emissari provenienti dall’estero». Per le attività di proselitismo, indottrinamento e istigazione al jihad sul nostro territorio, sebbene i forum on-line d’area si siano confermati il principale bacino di riferimento, la frequentazione personale diventa o torna a essere un collante forte. Proprio questi gruppi potrebbero mettere il nord, dove sono più radicati, al centro dei propri piani di azione. 

L’ALLARME DI FS
Una preoccupazione specifica riguarda le stazioni ferroviarie. «Non c’è soluzione» ha ammesso l’ad di Ferrovie dello Stato Renato Mazzoncini: «Le barriere messe nelle stazioni sono per la microcriminalità, che si è ridotta dell'80% ed è un problema quasi scomparso. Ma non c'è nessun modo per evitare che uno salga in una delle 2000 stazioni del Paese e arrivi in una delle stazioni maggiori». L’ad di Fs ha anche ribadito che proprio per questo non ci sono elementi per poter «tranquillizzare i cittadini». Certo gli interventi in materia di sicurezza e monitoraggio sono costanti. Ieri il ministro degli Interni Angelino Alfano ha dato notizia anche dell’arresto di un uomo in provincia di Napoli, in passato in contatto con estremisti islamici belgi e francesi: Aziz Eshan, classe 1970, di nazionalità irachena, è stato arrestato con la collaborazione di Scip e Digos. È accusato di reati comuni dalla Svizzera ma, stando alle informazioni veicolate da oltralpe alla Polizia italiana, avrebbe avuto contatti con ambienti terroristici belgi e francesi. 
 

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