«A volte penso che se l'Europa avesse avuto un esercito, la Russia non avrebbe aggredito l'Ucraina. Se avessimo avuto un ministro degli Esteri a cui affidare una linea politica comune, avremmo potuto almeno svolgere un ruolo in favore della tregua alimentare, affidato invece alla Turchia». Romano Prodi riflette sulle divisioni europee davanti al quadro disastroso della guerra di aggressione russa contro Kiev. Lo fa nella postfazione di un libro appena pubblicato intitolato “A che ci serve l'Europa” (Marsilio, 265 pagine, 18 euro) scritto da Emma Bonino e Pier Virgilio Dastoli, curato da Luca Cambi e con la prefazione di Corrado Augias, in cui partendo dalla storia del famoso Manifesto di Ventotene di Altiero Spinelli, scritto mentre era in confino nel 1941, si arriva al grande progetto politico realizzato con fatica e a tappe, fino alle incognite emerse ultimamente, segnate da ondate cicliche e da continue diffidenze nazionaliste.
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Il cammino che i padri dell'Europa – Spinelli, Adenauer, Schumann, De Gasperi - avevano immaginato per il Vecchio Continente era quello di uno stato federalista, una Unione di paesi capaci di respirare assieme e non solo di condividere i vantaggi economici offerti dal mercato comune, ma di difendere la pace, la convivenza tra i popoli, la democrazia, la libertà, i valori comuni.
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Essere disuniti, viene ripetuto nel volume, non giova a nessuno. «Per contare non ci può bastare il mercato comune, abbiamo bisogno della unità politica» si legge, fermo restando che l'Europa è un'ancora per la democrazia, un faro di esempio nel mondo da esibire proprio mentre avanzano gli autoritarismi in molte zone del pianeta. Nel volume Dastoli e Bonino ripercorrono con acume tutte le tappe storiche che ha fatto finora l'Unione, raccontano retroscena, sviluppano progetti per far capire meglio la partita che è in gioco alle europee. «Ma ci serve davvero l'Europa?» si chiedono e la risposta argomentata è chiarissiima sul fatto che l'Europa ci serve e anche parecchio, Ora più che mai.