Quattro percorsi per i fedeli a Roma

Quattro percorsi per i fedeli a Roma
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Mercoledì 23 Aprile 2014, 15:33 - Ultimo aggiornamento: 15:55
Ecco quattro itinerari della fede per i pellegrini che saranno a Roma per la canonizzazione di Papa Giovanni XXIII e Papa Giovanni Paolo II.



1. Gli albori del Cristianesimo (Appio-Ardeatino)



Basilica di San Sebastiano fuori le mura e Catacombe. Nel luogo in cui sorge il complesso, agli inizi del IV secolo fu sepolto il martire romano Sebastiano: sopra le catacombe l’imperatore Costantino fece costruire, nella prima metà del IV secolo, una grande basilica, che inizialmente fu dedicata alla memoria apostolorum. Un assalto dei Saraceni causò la distruzione della chiesa. Il luogo di culto fu riedificato da papa Nicola I nel IX sec. L'edificio attuale risale alla ricostruzione ordinata dal cardinale Scipione Caffarelli-Borghese nel XVII secolo e portata avanti da Flaminio Ponzio prima e da Giovanni Vasanzio poi. Sul lato destro si trova la cappella delle reliquie, decorata nel 1625, in cui sono collocate una pietra che recherebbe le impronte dei piedi di Gesù, una delle frecce che uccise san Sebastiano assieme a parte della colonna alla quale fu legato durante il supplizio.



L’area sottostante delle catacombe, in antichità, prima del suo utilizzo cimiteriale, era interessata da cave di pozzolana, oggi site ad una decina di metri sotto il pavimento dell'attuale basilica: queste cave sono all'origine di un cimitero pagano, successivamente utilizzato dai cristiani (dopo il III sec.). Nel cimitero sulla via Appia, le fonti antiche documentano la presenza di tre martiri: Sebastiano, Quirino ed Eutichio (degli ultimi due, in realtà, non si conoscono molti dati). Catacombe di San Callisto. Le catacombe per eccellenza, il primo Cimitero ufficiale della Comunità cristiana di Roma, glorioso sepolcreto dei Papi del III secolo. Le catacombe sono sorte verso la fine del II secolo, con alcuni ipogei cristiani privati e da un'area funeraria direttamente dipendente dalla chiesa romana. Prendono nome dal diacono Callisto I, preposto da Papa Zefirino all'amministrazione del cimitero stesso. Salito a sua volta al soglio pontificio, Callisto ingrandì il complesso funerario, che ben presto divenne quello ufficiale della Chiesa. Le gallerie, dove trovarono sepoltura più di cinquanta martiri e sedici pontefici, fanno parte di un complesso cimiteriale che occupa quindici ettari e raggiungono una lunghezza di quasi venti chilometri.





2. L’ufficializzazione del precetto: l’era costantiniana (Celio-Laterano)



Basilica di San Giovanni in Laterano. La basilica sorse nel IV secolo nella zona allora nota come Horti Laterani; il terreno e il palazzo che vi sorgeva pervennero all'imperatore Costantino nel 307, avendoli acquisiti tramite il matrimonio con Fausta, sorella di Massenzio, legittima proprietaria. Costantino ne disponeva quindi come proprietà personale quando lo sconfisse nella battaglia di Ponte Milvio, nel 312. La tradizione cristiana fa risalire la vittoria a una visione premonitrice che nel motto In hoc signo vinces avrebbe spinto l'Imperatore a dipingere il simbolo cristiano della croce sugli scudi dei propri soldati. Vittorioso, Costantino avrebbe donato, in segno di gratitudine a Cristo, gli antichi terreni e la residenza dei Laterani al vescovo di Roma. Sul luogo di quei possedimenti imperiali venne edificata dunque la primitiva basilica, consacrata al Redentore, all'indomani dell'editto di Milano dell'anno 313 che legalizzava il Cristianesimo. Aperta al culto il 9 novembre 318, è la più antica basilica cristiana al mondo.



Papa Innocenzo X decise, nel XVII secolo, la radicale riedificazione della basilica, affidandone l'opera al Borromini. Il progetto era ambizioso e si protrasse a lungo. Francesco Borromini creò qui uno dei suoi più alti capolavori, specie nella fuga di spazi delle navate minori, caratterizzate da un uso estroso e intellettuale delle fonti luminose, dette camere di luce, espediente che permette l'illuminazione diffusa degli spazi architettonici e dallo stucco bianco. Basilica di Santa Croce in Gerusalemme. La chiesa si trova a poco meno di 1 km ad est del Laterano, sulle Mura Aureliane. Fu ricavata dal palazzo Sessoriano, che risaliva al III secolo e che era stato la dimora degli ultimi imperatori. All'inizio del IV secolo il complesso divenne la residenza di Elena, madre di Costantino. A metà del IV secolo una grande sala rettangolare al suo interno fu trasformata in Basilica cristiana, la dove molto probabilmente già quando l’imperatrice era in vita, ella soleva raccogliersi in preghiera, fervente cristiana quale era. La chiesa contiene alcune reliquie tradizionalmente collegate alla crocefissione di Gesù. Tra queste ci sono parti della "vera croce", la croce di uno dei due ladroni, parte della corona di spine, un sacro chiodo e il Titulus crucis. Queste reliquie furono riportate da sant'Elena dopo il suo viaggio in Terra Santa. Basilica dei Santi Quattro Coronati. I nomi dei quattro santi titolari sono: Castorio, Sinfroniano, Claudio e Nicostrato, commemorati l'8 novembre. La leggenda parla di quattro marmorari cristiani messi a morte sotto Diocleziano per essersi rifiutati di scolpire idoli pagani.



La primitiva aula absidata fu convertita in luogo di culto cristiano prima del 499; la posizione della chiesa era rilevante, per essere in alto e per la sua vicinanza al Laterano, sede allora del papato. I matronei della chiesa, edificati nella ricostruzione di Pasquale II (XII sec.), sono gli ultimi matronei costruiti in Roma. Il ciclo di affreschi dell’Aula Gotica, recentemente riscoperti (di attribuzione incerta), sono una fondamentale testimonianza dell'arte gotica nella città di Roma. Negli affreschi compaiono figure umane che si stagliano su un prezioso sfondo blu realizzato in azzurrite e che rappresentano i dodici mesi; al di sopra dei mesi sono raffigurate le Arti, nei costoloni della volta le quattro stagioni e sulla vela i segni zodiacali, oggi in parte perduti.





3. Tesori paleocristiani: fede e mosaici (Esquilino)



Basilica di Santa Prassede. La chiesa ha origini molto antiche. Attorno alla basilica di Santa Maria Maggiore sorsero molte chiese, tra cui, come attesta una lapide del 491, un titulus Praxedis. Questo fa riferimento alle vicende della famiglia del senatore Pudente (I secolo d.C.), che la tradizione individua tra le prime persone convertite a Roma dall'apostolo Paolo; con Pudente si convertirono al cristianesimo anche le figlie Pudenziana e Prassede. L'intera famiglia subì il martirio ed i loro corpi furono deposti nelle catacombe di Priscilla, sulla via Salaria. Il titulus Praxedis sorse nella casa di proprietà di Prassede, la quale soleva nascondervi i cristiani perseguitati. La chiesa attuale si deve al rifacimento operato da papa Pasquale I nell'817, che costruì un nuovo edificio sacro al posto del precedente, ormai fatiscente. L'elemento più rilevante della chiesa è il ciclo di mosaici, risalenti al rifacimento del IX secolo fatto eseguire da papa Pasquale I, e che coprono il catino absidale, l'arco absidale e l'arco trionfale e raggiungono il punto più alto della meraviglia nel Sacello di San Zenone (parete destra), che ne è interamente ricoperto. Basilica di Santa Pudenziana. Per secoli si è ritenuto che questa fosse la più antica chiesa cristiana di Roma. Origine e datazione della chiesa, pur antichissima, sono ancora in discussione, ma tradizionalmente, dai vari studi compiuti, si tende ad attribuirla al V sec. Il corpo della basilica è in gran parte frutto di un restauro del XVI secolo.



Straordinario è il mosaico absidale; in esso è rappresentato Cristo in trono circondato dagli apostoli e da due donne che gli porgono una corona ciascuna, la cui identità è oggetto di discussione: secondo alcuni sarebbero le sante Pudenziana e Prassede, figlie di Pudente, secondo altri rappresenterebbero la "Chiesa" e la "Sinagoga", cioè i templi dei cristiani e degli ebrei. Solo la figura del Cristo ha l'aureola, e tiene in mano un libro aperto sul quale campeggia l'iscrizione DOMINUS CONSERVATOR ECCLESIAE PUDENTIANAE. Basilica di Santa Maria Maggiore. Fu fatta erigere da papa Sisto III (432-440), che la dedicò al culto della Madonna. La costruzione avvenne su una chiesa precedente, che una diffusa tradizione vuole sia stata la Madonna stessa ad ispirare apparendo in sogno a papa Liberio e suggerendo che il luogo adatto sarebbe stato indicato miracolosamente.



Così quando la mattina del 5 agosto un'insolita nevicata imbiancò l'Esquilino papa Liberio avrebbe tracciato nella neve il perimetro della nuova basilica. La navata venne decorata sempre in età sistina da splendidi mosaici, con un ciclo di storie del Vecchio Testamento: storie di Abramo, Giacobbe, Isacco sul lato sinistro, Mosè e Giosuè su quello destro. Degli originari 42 riquadri, ne restano 27. La basilica fu oggetto di importanti interventi in vista del primo giubileo dell'anno 1300; in particolare durante il pontificato di Niccolò IV venne aggiunto il transetto e fu creata una nuova abside che venne decorata con ricchi mosaici realizzati da Jacopo Torriti (Incoronazione di Maria e Storie di Maria). Alla stessa epoca risalgono i mosaici della facciata, opera di Filippo Rusuti.





4. Verso Papa Francesco: dai tesori gesuiti a San Pietro (Campo Marzio-Vaticano)



Chiesa del Gesù. È la chiesa madre della Compagnia di Gesù. Costruire la chiesa era stato, già nel 1551, un desiderio di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù. Papa Paolo III nel 1540 aveva autorizzato la costituzione della Compagnia di Gesù. Ma per mancanza di mezzi finanziari i lavori della chiesa non furono iniziati durante la vita di Ignazio. I lavori, che cominciarono solo nel 1568, furono diretti dal Vignola dal 1568 al 1575. Dopo la morte del Vignola il cantiere passò sotto la direzione di Giacomo Della Porta fino al 1580. Fu consacrata il 25 novembre 1584. L'affresco centrale della volta della navata, dotato di uno straordinario effetto di prospettiva, è il Trionfo del nome di Gesù di Giovan Battista Gaulli detto il Baciccio. Un punto della navata, contrassegnato con il monogramma «IHS» (le prime lettere del nome di Gesù in greco), indica il luogo di osservazione ottimale per lo spettatore.



Sempre del Baciccio è l'affresco della cupola. Sulle pareti perimetrali della Cappella del Sacro Cuore si trovano dei dipinti, alcuni su tela altri su tavola, raffiguranti un ricco ciclo pittorico di scene della vita di San Francesco. Può sembrare insolito che in una chiesa retta dai padri gesuiti da secoli ci sia una massiccia presenza di opere iconografiche francescane, ma così non è. Se guardiamo alla vita di Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia, ci accorgiamo che vi sono degli episodi riconducenti alla vita di Francesco d’Assisi: spogliazione dai beni per abbracciare la povertà estrema, profondo zelo verso i più poveri e bisognosi di conforto, ardore apostolico nel recarsi pellegrino in Terra Santa per la conversione degli infedeli.



Un’attenzione particolare merita il fatto che la figura di Francesco d’Assisi, per il suo evangelismo radicale ma ortodosso e obbediente, si presentava sia alla Chiesa cattolica che al mondo protestante come paradigma di vita cristiana, e incarnava a perfezione il modello "dell’eroe della carità". Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola. I lavori cominciarono nel 1626 e fu dedicata a Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, che era stato canonizzato il 12 marzo 1622. Grande mecenate dell'opera fu il cardinale Ludovico Ludovisi. L'edificio è stato più volte attribuito a vari architetti ma è oramai acclarato che il progetto fu redatto dal gesuita Orazio Grassi, architetto, matematico e astronomo, famoso per essere stato avversario di Galileo Galilei. Questi fu per molto tempo anche direttore dei lavori. La chiesa è molto nota per i dipinti trompe l’oeil del gesuita Andrea Pozzo (1685). Quando si osserva in alto si può ammirare la simulazione prospettica di un secondo tempio, sovrapposto al primo, quello reale della chiesa; quest'architettura simulata è articolata su due ordini, uno inferiore e uno superiore, e con un sinuoso movimento di colonne, archi e trabeazioni, si protende verso l’alto dove, in una luce aurea, è raffigurata la Gloria di Sant'Ignazio, con Cristo che manifesta lo stendardo della croce.



Dal costato del Cristo s’irradia un fascio di luce che illumina Ignazio, dal quale a sua volta, si diparte verso quattro figure allegoriche intorno a lui che rappresentano i quattro continenti allora conosciuti. Un po' più avanti verso l'altare si piò osservare una seconda tela prospettica, sopra la crociera, che riproduce l'immagine di una cupola. Infatti, la maestosa cupola in muratura prevista dal progetto, forse per motivi economici, non venne mai realizzata. Nella calotta dell'abside Andrea Pozzo mise in opera un altro dei suoi virtuosismi prospettici: riuscì infatti a rappresentare un'architettura fittizia con quattro colonne dritte in una superficie concava. Basilica di San Pietro.



La costruzione dell'attuale basilica di San Pietro fu iniziata il 18 aprile 1506 sotto papa Giulio II e si concluse nel 1626, durante il pontificato di papa Urbano VIII, mentre la sistemazione della piazza antistante si concluse solo nel 1667. Si tratta, come è noto, di una ricostruzione, dato che nello stesso sito, prima dell'odierna basilica, ne sorgeva un'altra risalente al IV secolo, fatta costruire dall'imperatore romano Costantino sull'area del circo di Nerone e di una contigua necropoli dove la tradizione vuole che san Pietro, il primo degli apostoli di Gesù, fosse stato sepolto dopo la sua crocifissione. Oggi è possibile solo immaginare l'imponenza di questo edificio, immortalata soltanto in alcune raffigurazioni artistiche.



A distanza di mille anni dalla posa del primo mattone, l’antico edificio rischiava però seri danni strutturali: per questo motivo in epoca rinascimentale e barocca si è proceduto alla ricostruzione ex-novo già citata, seguendo il progetto di Bramante, il quale però morì all’inizio dell’opera, dopo aver portato a termine la facciata e una parte importante delle sale presenti all’interno. Quindi, il nuovo progetto beneficiò del lavoro di moltissimi artisti di prestigio, richiamati appositamente dai vari papi: in momenti differenti, geni come Raffaello, Antonio da Sangallo, Giacomo della Porta, Michelangelo e Carlo Maderno si susseguirono nel cantiere in cui lasciarono un’impronta fondamentale. In particolare, si deve a Michelangelo la progettazione della Cupola, un tratto caratteristico della Basilica e della città tutta.



All’interno, in posizione centrale alla fine della navata centrale, si trova, secondo la tradizione, la tomba di San Pietro, posta sotto l’altare papale; quest’ultimo è coperto dal baldacchino di San Pietro, capolavoro in bronzo a pianta quadrata con un’altezza di 30 metri realizzato da Gian Lorenzo Bernini su incarico di Urbano VIII.
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